Lervig, birrificio norvegese con sede operativa Stavanger e guidato dal birraio Mike Murphy, è da anni una presenza quasi fissa sul blog e nei locali italiani: ma mettiamo per un attimo da parte la birra e concentriamoci sulla identità visiva. E’ interessante notare come sia cambiata negli anni la grafica di Lervig, inizialmente basata su personaggi (Johnny Low, Easy e Lucky Jack, Hoppy Joe..) in qualche modo collegati alla vocazione marinara di Stavanger, un tempo porto peschereccio, o sulla “stella” del logo aziendale.
Per stare dietro alla moda è indispensabile flessibilità, velocità e capacità di adattamento: negli ultimi due anni Lervig ha abbracciato la tendenza delle New England IPA con etichette colorate e basate su semplici pattern geometrici, nascondendo quasi completamente quella “stella” che per anni era stata in primo piano.
La vera rivoluzione è avvenuta tuttavia nel 2017 quando è stata assunta la giovane danese Nanna Guldbæk, attualmente ancora impegnata nell’ultimo anno di disegno industriale alla scuola di Kolding, in Danimarca. Nanna, che ha anche lavorato al Mikkeller Bar di Copenhagen, ha conosciuto Lervig in occasione del festival di Tallinn mentre era occupata allo stand di un altro birrificio; dopo alcune etichette di prova a è diventata all’inizio dell’estate una collaboratrice occasionale per poi essere assunta a tempo pieno.
“La cosa è nata quasi per caso – racconta Murphy - ma ora ha preso il sopravvento; le agenzie grafiche tradizionali non hanno la necessaria flessibilità per seguire il mercato e ad esempio realizzare un nuova etichetta in poche settimane. Avevamo bisogno di un designer creativo come noi: Anna è perfetta perché è una bevitrice di birra e ha già lavorato nell’ambiente. Nel 2017 abbiamo realizzato circa 35 nuove prodotti, incluse molte collaborazioni, e quest’anno sarà più o meno lo stesso!”
E’ quindi la Guldbæk, che confessa di amare birre come Lervig Barley wine o la imperial stout Sippin’ into Darkness (qui la vecchia e qui la nuova etichetta), ad aver creato il vestito a Perler for Svin, Passiontang, Hazy Days, Orange Velvet e Socks’n’sandals: è lei ad aver fatto nascere quei personaggi che oggi popolano le etichette, come gli “yeast men” o gli “hop shark”: al di là della grafica, oggi le nuove lattine di Lervig rappresentano anche un’esperienza fisica. “Le mie illustrazioni sono fatte sia a mano che al computer e combinano diversi elementi e materiali che potete sentire al tatto” dice Nanna. “Non sono semplici etichette incollate sulle lattine: l’illustrazione si relaziona direttamente con l’alluminio della lattina, con chi la tiene tra le mani e con la birra che contiene. Sono questi gli aspetti che vorrei maggiormente sviluppare in futuro con Lervig”. Vista, tatto, olfatto e gusto: quattro dei cinque sensi sono coinvolti.
La birra.
L’etichetta della Easy di Lervig, disponibile in lattina dallo scorso febbraio, è un perfetto esempio di quanto espresso precedentemente. L’alluminio della lattina è riprodotto sull’etichetta e regala piacevoli effetti ottici sotto la luce; il contenuto è invece un’American Pale Ale “modaiola”, ovvero torbida e prodotta con abbondanti quantità di avena e frumento, oltre che malti Golden Promise e Munich Pilsner. I protagonisti sono però i luppoli Mosaic e Citra, ovviamente usati anche in DDH, imprescindibile acronimo che identifica il Double Dry Hopping.
Perfettamente opalescente e simile ad un succo di frutta, forma nel bicchiere una testa di schiuma biancastra abbastanza scomposta e poco persistente. Non troverete molta finezza o eleganza nell’aroma ma è cosa da mettere in conto quando si parla di “Juicy/New England”: c’è tuttavia una buona intensità di mango e ananas, qualche ricordo di agrumi e il risultato è comunque gradevole. E’ un’American Pale Ale sulla soglia della sessionabilità (4.5%) ma il mouthfeel ricco di avena non permette comunque una bevuta rapida e agile: meglio sorseggiarla, anche se ad elevata frequenza. Nel bicchiere c’è una birra-succo di frutta molto intensa, rinfrescante e dissetante: mango e ananas guidano un percorso piuttosto semplice (o easy, per riprendere il nome) arricchito da qualche nota agrumata. Non c’è praticamente amaro, se si esclude un brevissimo momento di resina finale, lungo quanto un battito di ciglia. Anche al gusto valgono le stesse considerazione fatte in precedenza: eleganza e pulizia non sono i suoi punti di forza, caratteristiche probabilmente non fondamentali per chi cerca un torbido succo di frutta. Se amate lo stile il risultato è molto gradevole e ampiamente soddisfacente: difficilmente si sbaglia con Lervig.
Avrei solo una domanda da spedire in Norvegia: perché birre leggere come questa vengono proposte nella lattina da 33 e la maggior parte delle Double IPA in quella da 50 ? Formato 33 cl., alc. 4.5%, IBU 30, lotto 15/03/2018, scad. 15/12/2018, prezzo indicativo 4.00-4.50 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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