Rieccoci a parlare di Northern Monk, birrificio di Leeds fondato da Russell Bisset, guidato dal birraio Brian Dickinson e diventato rapidamente una delle realtà più apprezzate del Regno Unito, ovviamente tra coloro che seguono le tendenze birrarie. Tra queste vi è senz’altro il Patrons Project inaugurato a luglio 2016: un progetto che chiama a collaborare non solo altri birrifici ma anche artisti, grafici, fotografi e che riguarda non solo quello che c’è dentro alle lattine ma anche quello che viene incollato su di esse. Il contenitore di latta è un vero e proprio supporto fisico per l’esposizione dei lavori artistici e Northern Monk annuncia orgoglioso di essere il primo birrificio ad utilizzare etichette del tipo “peel and reveal” realizzate dalla CS Labels. In pratica sulla lattina vi sono due etichette incollate l’una sull’altra: su quella esterna viene dato il massimo spazio possibile alla grafica e sul suo retro vengono fornite informazioni sull’artista che ha partecipato alla collaborazione. Dopo aver rimosso questa prima etichetta ne viene rivelata un’altra con il logo del birrificio e informazioni “tecniche” sulla birra.
Tra i birrifici coinvolti ci sono anche i danesi di Alefarm che avevamo incontrato in questa occasione. Alefarm fu invitato da Northern Monk a partecipare al festival Hop City 2017 di Leeds e quella fu l’occasione per discutere i dettagli di una collaborazione che si è poi concretizzata qualche mese dopo. Le Saison/Farmhouse Ales sono tra le produzioni più apprezzate di Alefarm e i due birrifici hanno scelto di proseguire in questa direzione con alcune libere interpretazioni dello stile. Il Patrons Project 7.01, disponibile da marzo 2017, è una DDH Saison seguita a breve distanza dal 7.02 Peach Vanilla Saison e dal 7.03 Blueberry Wild Ale.
Qualche anno fa spopolavano le IPA “normali” e il concetto di IPA iniziò ad essere rielaborato in (quasi) ogni possibile declinazione; se ricordate, ci furono molti esempi di “India Saison”, birre dove si cercava di far convivere una generosa luppolatura (e un generoso amaro) con il carattere rustico e belga di una saison. Ora l’amaro non va molto più di moda e le parole di tendenza sono “haze”, “juicy”, “DDH-Double Dry Hopping” e “New England”: parole che anche questa volta si cercano di applicare ad ogni altro stile.
Il Patrons Project 7.01 consiste proprio nella realizzazione di una DDH Saison o, come scritto sulla seconda etichetta della lattina, in una New England Saison: in concreto significa utilizzare 6 diverse varietà di malto, abbondanti quantità di frumento, avena e farro, lievito WLP565 e ovviamente una generosa quantità di Galaxy, Citra e Mosaic. La parte grafica è invece stata affidata al fotografo Esben Bøg Jensen: a lui il compito di interpretare visivamente il concetto di New England Saison... fotografando un gruppo di felci.
Il suo colore torbido e arancio pallido potrebbe effettivamente rappresentare il punto d’incontro tra il New England e una saison “vecchio stile”, di quelle prodotte nelle fattorie della Vallonia nel diciannovesimo secolo per dissetare i braccianti agricoli: la schiuma generosa e compatta ha un’ottima persistenza. Nonostante la definizione di New England Saison mi faccia venire la pelle d’oca devo dire che l’aroma è interessante e tutto sommato centrato: si avverte l’effetto del Double Dry Hopping con una macedonia composta da soprattutto da agrumi (lime, limone, arancia) e qualche accenno di frutta tropicale. Al suo fianco profumi di paglia, crackers e pane, fiori bianchi, una delicata speziatura e tutto sommato un discreto carattere rustico. L’inizio è promettente ma la bevuta non mantiene purtroppo le aspettative, a partire da una sensazione palatale leggermente cremosa (NEIPA style) che si scontra un po’ con le vivaci bollicine di una saison: la scorrevolezza è un po’ penalizzata. E’ una saison alla quale manca secchezza e che mostra un residuo zuccherino un po’ troppo ingombrante con il risultato di essere meno dissetante e rinfrescante del dovuto: pane e crackers, un po’ di agrumi e una delicata nota di pepe formano una bevuta leggermente rustica ma completamente priva di quel succo di frutta che il riferimento al New England farebbe supporre. Il percorso termina con un finale terroso, delicatamente amaro ma è un esperimento riuscito solo a metà. Bene l’aroma, dove effettivamente s’avvertono le due componenti dichiarate in etichette, un po’ deludente il gusto, poco incisivo, meno definito: la birra non è affatto male ed è tutto sommato gradevole, ma l’obiettivo dichiarato non mi pare sia stato raggiunto.
Al di là dell’utilizzo dell’acronimo DDH, tanto di moda oggi, ci sono esempi molto più godibili di saison “moderne”, abbondantemente luppolate e fruttate, nonché molto più secche di questa, che non hanno bisogno di scomodare il New England e che si trovano anche vicino a casa nostra. Su queste vado a memoria: Strelka di Muttnik, Abiura di Bruton e ovviamente le Extraomnes Hond.erd e Wallonië.
Formato 44 cl., alc. 7%, IBU 20, lotto SYD0105 (?), scad. 22/06/2018, prezzo indicativo 6.00-7.00 euro (beershop)NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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