Las Vegas non è probabilmente la prima destinazione che vi verrà in mente se pensate alla “craft beer” americana. Dominata da enormi cartelloni pubblicitari di marchi multinazionali, questa surreale città (?) americana ad un primo sguardo è effettivamente popolata da individui che sorseggiano, a collo, una bottiglia di Coors o Miller (rigorosamente light) seduti ai tavoli dei casino. Ma basta guardarsi un attorno per scoprire che con un po’ di attenzione si può bere bene anche nella “città del peccato”; molti bar offrono bottiglie di Lagunitas IPA, al BLT Burger dell’hotel Mirage abbiamo mangiato un ottimo hamburger accompagnato da una Stone IPA alla spina, e numerosi ristoranti hanno in carta diverse “craft beers” in bottiglia. All’interno dell’hotel Venetian trovate anche il microbirrificio Sin City Brewing Company, che ci ha impressionato più per la qualità e l’avvenenza del personale dietro le spine che per le birre offerte. La Good Beer Guide West Coast del CAMRA segnala come luogo prediletto il Freakin’ frog un pub con cucina dalla grande selezione, soprattutto in bottiglia, per raggiungere il quale dovrete però allontanarvi un po’ dalla famosa “strip”. Anche i due migliori birrifici che operano in città, secondo Ratebeer, sono ubicati un po’ lontani dai neon dello scintillante Las Vegas Boulevard (the Strip): la Big Dog e la Tenaya Creek brewery, della quale siamo riusciti ad assaggiare la Hop Ride IPA. Tenaya Creek (che immaginiamo prenda il nome dal famoso canyon del Yosemite National Park) apre le porte nel 1999 come ristorante/brewpub; nel 2008 la decisione “strategica” di chiudere la cucina e di concentrarsi esclusivamente sulla produzione di birra, con la realizzazione di una linea d’imbottigliamento. La Hop Ride IPA viene brassata utilizzando luppoli Magnum, Summit e Cascade. E’ di color arancio/rame, con un cappello molto generoso di schiuma bianca, molto persistente e quasi pannosa. Aroma abbastanza leggero, con qualche sentore di agrumi (pompelmo), fiori e di cereali. Nulla di entusiasmante neppure al palato; leggera base di malto, un po’ di caramello, polpa di arancio e pompelmo. Quello che manca è l’intensità; anche l’amaro (pompelmo e leggera resina) è poco incisivo; il finale un po’ annacquato non migliora di molto le cose, lasciando un retrogusto mediamente persistente, resinoso ed erbaceo. Quello che è invece abbastanza evidente è la componente alcolica, che rende la bevuta meno agevole del previsto. IPA bevibile, non molto pulita, che può indubbiamente rappresentare una buona alternativa alle industriali che dominano Las Vegas; ma se la confrontiamo con altre “craft beers” che possono trovare senza grosse difficoltà anche nella “città del peccato”, il confronto è qualitativamente quasi impietoso. Formato: 65 cl., alc 7.2%, lotto e scadenza non riportate, prezzo 3.74 Euro ($ 4.49).
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