Anche l'inizio di uno dei birrifici più noti di San Diego, la Ballast Point Brewing Company, è simile a quello di tanti altri: Jack White, il fondatore, inizia come un qualsiasi homebrewer; l'attività l'appassiona a tal punto da spingerlo ad aprire nel 1992 un negozio di materie prime per homebrewing (l'Home Brew Mart, che ancora esiste). Uno dei suoi abituali clienti è Yuseff Cherney, che finisce per essere assunto al negozio come primo dipendente in assoluto. Non passa molto tempo che l'impianto casalingo di Yuseff viene spostato al negozio, ed i due iniziano a sperimentare ricette. Nel 1996 nasce ufficialmente la Ballast Point; le birre riscuotono subito grande successo soprattutto tra i clienti del negozio e la capacità degli impianti non è in grado di soddisfare tutta la domanda. Nel 2004 avviene il “grande passo” con il trasloco in una nuova location che permette oggi di produrre più di 10.000 barili l'anno, già però troppo pochi per esaudire tutte le richieste. Ad aiutare Jack e Yuseff c'è anche Colby Chandler, un ex-presidente della San Diego Brewers Guild ,associazione che si occupa di promuovere e di sostenere i birrifici locali organizzando anche l’annuale San Diego Beer Week. Anche Colby è un noto e stimato homebrewer, ed i vecchi impianti all’Home Brew Mart vengono da lui utilizzati per sperimentare le nuove ricette. Nonostante la grande crescita, Ballast Point intende infatti mantenere ben saldi i suoi legami con il mondo dell’homebrewing: una delle loro birre più riuscite e famose, la splendida Sculpin IPA che abbiamo assaggiato in questa occasione, è nata proprio all'Home Brew Mart, rielaborando le ricette di due impiegati al negozio. Di recente alla produzione di birra si è affiancata quella di superalcolici, come rum, gin e bourbon. Abbiamo degustato la Big Eye, una IPA da 75 IBU prodotta con luppoli Columbus e Centennial; è di colore ramato/ambrato, schiuma leggermente ocra, fine e cremosa, dalla buona peristenza. Il bicchiere a disposizione non era purtroppo l’ideale, e la temperatura di servizio per cause di forza maggiore era un po’ troppo alta. Ad ogni modo, l’aroma è molto pulito ed elegante, tipicamente “West Coast”: leggeri aghi di pino, pompelmo, sentori di caramello ed in sottofondo frutta tropicale (soprattutto mango). Ottimo. Forse anche come conseguenza della temperatura di servizio intorno ai 15 gradi, emerge subito una base solida di malto (biscotto) ma l’impatto alcolico è però alleggerito da un bel fruttato tropicale che richiama l’aroma e rende questa Big Eye IPA molto facile da bere. L’amaro si fa attendere un po’, arrivando quasi a fine corsa, molto intenso e resinoso, senza mai raschiare in bocca. Il retrogusto è lungo e molto piacevole, e terminata l’ondata d’amaro si rimane con una piacevole nota calda, etilica, di frutta tropicale sotto spirito. IPA molto solida, sapientamente bilanciata, non elargisce come spesso accade tonnellate di luppolo e di amaro a casaccio ma mette in evidenza nella prima parte una bella componente maltata e fruttata. Grande pulizia, ottima bevuta, prezzo (americano) molto concorrenziale. Formato: 65 cl., alc. 7%, 75 IBU, lotto BE 326, scad. 15/11/2012, prezzo 3,74 Euro (4,49 $).
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