“Quando la routine si farà sentire forte e le ambizioni saranno affondate / ed il rancore sarà grande ma le emozioni non cresceranno / cambieremo i nostri modi, prendendo direzioni diverse / allora l’amore, l’amore ci farà a pezzi di nuovo”. Sono queste le parole con le quali inizia la canzone Love Will Tear Us Apart, brano dei Joy Division, gruppo post-punk “nato” a Salford, periferia di Manchester, nel 1976. Il brano più noto ed orecchiabile ma non necessariamente quello più riuscito del gruppo esce poche settimane dopo il suicidio del proprio cantante, fine paroliere e leader carismatico Ian Curtis, avvenuto il 18 maggio del 1980. Giovane sposo a soli diciannove anni e poi padre a ventitré, Curtis non riesce più a sopportare una vita che si era lentamente trasformata in un inferno nel tentativo di conciliare le responsabilità familiari con la carriera musicale. L’incontro con una giornalista belga provoca il naufragio del suo matrimonio, la sua esistenza è sempre più tormentata dai frequenti attacchi di quella epilessia che cerca inutilmente di tenere sotto controllo mediante l’assunzione quotidiana di farmaci che spesso finiscono mescolati all’alcool (amava la Carlsberg Special, ahimè). A pochi giorni dalla partenza del primo tour americano del gruppo, Ian Curtis (non ancora ventiquattrenne) viene trovato impiccato nella cucina della sua casa di Macclesfield, una quarantina di chilometri a sud di Manchester. Gli ultimi suoni che riecheggiano in quella casa sono quelli di The Idiot di Iggy Pop; le ultime immagini sullo schermo del televisore sono quelle del film La Ballata di Stroszek di Werner Herzog. E’ un film che narra di un altro suicidio, quello di Bruno Stroszek, un ex-alcolizzato che lascia una violenta Berlino in compagnia di un vecchio e di una prostituta per sfuggire dai suoi magnacci e per mettersi all’inseguimento del sogno americano; ma il “nuovo mondo” si rivelerà ancora più freddo ed inospitale di quello lasciato alle spalle: emarginato dalle barriere linguistiche e culturali, vede la propria compagna tornare a prostituirsi per sbancare il lunario ed il proprio sogno di ricominciare a vivere che fallisce. “Control” è invece il film realizzato nel 2007 sulla vita di Ian Curtis e dei Joy Division dal fotografo e regista Anton Corbijn.
Bene, tutto questo preambolo potrebbe essere una scusa per parlare di uno dei gruppi musicali protagonisti della mia adolescenza, ma in realtà mi serve solo per introdurre una recente produzione del birrificio emiliano Toccalmatto, ultimamente molto attivo per quel che riguarda collaborazioni, novità e produzioni (forse) “one shot”. Delta Red Disorder è il nome dato ad un “super hopped imperial red ale” che Toccalmatto produce in collaborazione con gli organizzatori della Independent Manchester Beer Convention e Claudia Asch della Port Street Beer House di Manchester. E qui troviamo già due punti d’incontro: Manchester è il luogo di nascita dei Joy Division, “Disorder” è il brano che apre il disco di debutto Unknwon Pleasures, 1979, dalla splendida copertina realizzata da Peter Saville. Ma il punto di partenza è ovviamente quella scritta in etichetta “Hops will tear us part” che omaggia il celebre brano dei Joy Division. La birra ha fatto le sue prime apparizioni al Borefts Beer Festival (Olanda) e ovviamente all’IMBC di Manchester che si è tenuto dal 9 al 12 Ottobre.
La luppolatura vede un blend di varietà americane e pacifiche con, tra gli altri, Chinook, Nuggett, Mosaic, Palisade e Southern cross. Nel bicchiere è di un bell'ambrato intenso, con riflessi rosso rubino; la schiuma color ocra è cremosa, fine e compatta ed ha un'ottima persistenza. L'aroma è fresco e pungente, con aghi di pino, frutti rossi (fragola) e tropicali (mango e melone retato), mela rossa; all'alzarsi della temperatura emergono anche sentori di toffee. Il gusto ripercorre in buona parte il percorso olfattivo, con un iniziale equilibrio tra caramello, toffee, biscotto e un leggero fruttato tropicale; il fulcro della bevuta è però rappresentato dalla lunga ed intensa progressione d'amaro che dapprima bilancia il dolce per poi divenire l'assoluto protagonista, resinoso, pungente e pepato, intenso ma non "raschiante". Non molto carbonata, con un corpo medio, questa Delta Red Disorder risulta molto morbida e gradevole al palato; chiude con un leggero warming etilico ed un lungo retrogusto quasi balsamico di resina, pino, frutta secca e qualche sfumatura di menta. Non so se sarà ripetuta e cosa aggiunga al già ampio portfolio di Bruno Carilli, ma si rivela comunque una bevuta intensa ed appagante, con un carattere muscoloso ed un po' ruvido che stride un po' con l'eleganza che caratterizza molte birre Toccalmatto. In piacevole controtendenza rispetto al trend attuale di addolcire e tropicalizzare molte birre, questa è una Imperial Red Ale che regala amaro a volontà: sarebbe fin troppo banale fare un paragone con l'amara esistenza descritta da Ian Curtis ed i Joy Division in quasi ognuna delle loro canzoni. Fate buon uso di questa bottiglia.
Formato: 75 cl., alc. 8.6%, lotto14063, scad. 29/08/2015, pagata 10.00 Euro (spaccio birrificio)
Formato: 75 cl., alc. 8.6%, lotto14063, scad. 29/08/2015, pagata 10.00 Euro (spaccio birrificio)
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