Oggi ospitiamo un pezzo di storia, una birra che ha dato vita ad uno stile brassicolo, quello chiamato doppelbock, la cui origine risale alla fine del diciottesimo secolo. Facciamo però un ulteriore salto indietro, quando tra il 1630 ed il 1670 viene fondato il monastero di Neudeck ob der Au, nei pressi di Monaco di Baviera da parte dei monaci Paulaner. Come in ogni monastero, per affrontare il periodo più duro dell'anno, ossia il digiuno imposto dalla Quaresima, si preparava una birra molto più forte di quelle prodotte abitualmente che veniva consumata in grande abbondanza in sostituzione del cibo, ma non solo: siccome vigeva la credenza che i liquidi avevano la funzione di ripulire sia il corpo che l'anima, una birra particolarmente forte avrebbe avuto un potere "purificante" ancora più grande. I monaci Paulaner avevano tuttavia il timore che il bere in grandi quantità un liquido così buono fosse un atto molto edonistico e poco rispettoso della Quaresima; decisero quindi di chiedere direttamente il parere del Papa, e inviarono un barile di birra al suo giudizio. La (s)fortuna volle che il barile, nel suo lungo viaggio dalla Baviera a Roma, subì notevoli maltrattamenti e fu esposto a delle temperature non esattamente ottimali per la sua conservazione. Quello che giunse a Roma fu un liquido completamente acidulo ed assolutamente imbevibile, ed il Papa pensò che una bevanda così cattiva doveva certamente avere degli effetti positivi e purificatori su chi la beveva. Diede la sua benedizione e acconsentì che i monaci di Paulaner continuassero a produrre la loro birra con la coscienza pulita. Sebbene fosse inizialmente prodotta solamente per il consumo interno, i monaci iniziarono anche ad offrire ed a vendere la birra al popolo anche in assenza del necessario "permesso" che doveva essere concesso dall'autorità che in quel periodo coincideva con il Conte Karl-Theodor. Tale permesso arrivò solamente nel 1780, ma già nel 1799 la produzione s'interruppe definitivamente in quanto il nuovo impero Napoleonico e la successiva secolarizzazione vietarono alla Chiesa qualsiasi attività commerciale portando alla dissoluzione del convento. Il birrificio fu abbandonato sino al 1813, quando Franz Xaver Zacherl riuscì ad acquistarlo; gli inizi non furono molto facili, in quanto l'amministrazione territoriale non vedeva di buon occhio il nuovo birrificio, imputandogli la responsabilità di tutte quelle persone ubriache che turbavano la quiete pubblica. Erano molto frequenti le citazioni in giudizio, ed è proprio nella trascrizione di un'udienza del 10 Novembre 1835 che per la prima volta viene riportata, in un documento scritto, l'esistenza di una birra chiamata Salvator. Zacherl ottenne finalmente il permesso definitivo di birrificare da parte dell'Imperatore Ludovico I nel 1837, e continuò ogni anno sino alla sua morte, nel 1846, a servire una doppelbock nel periodo di Quaresima. L'amore che Ludovico aveva per questa birra spinse pian piano altri birrifici di Monaco a produrne una simile, e così spuntarono decide di doppelbock tutte chiamate Salvator. Bene dunque fecero, i fratelli Schmederer che succedettero a Zacherl alla guida di Paulaner, a brevettare il nome nel 1894. Gli altri birrifici furono quindi costretti a cambiare il nome alla propria birra, e ne scelsero uno che terminasse con il suffisso -ator, a richiamare la famosa Salvator. Oggi si calcola che in Germania ci siano circa duecento nomi di birra registrati che terminano in "ator". Se quindi acquistate una bottiglia sulla cui etichetta compare questo suffisso, potete essere al 99% certi che si tratta di una doppelbock. La Paulaner odierna vanta di produrre una doppelbock assolutamente fedele a quella chiamata Sankt Vaters Bier che fu elaborata dal frate Barnaba nel 1773. Difficile comunque credere che oltre due secoli fa la Salvator avesse questo bel color ambra con sfumature ramate, velato; il cappello di schiuma che forma è beige chiaro, ha buona persistenza e cremosità. L'aroma ha caramello, sentori di pane nero, frutta secca, amaretto, una lieve speziatura dei lieviti e anche una tenue nota alcolica. C'è un buon livello di complessità, anche se la pulizia non è impeccabile. Meglio in bocca, dove la Salvator ha una consistenza quasi cremosa che la rende molto morbida e gradevole. Il corpo è medio, e la carbonazione moderata. Il bel profilo di malto porta frutta secca, note di biscotto, toffee, frutta sotto spirito (uvetta ed albicocca), spezie da lievito; l'alcool riscalda sempre la bevuta, senza mai comprometterne minimamente la facilità di bevuta. Il percorso continua in linea retta, senza nessuna deviazione, terminando in un finale molto caldo ed abboccato, ricco di frutta sotto spirito. Birra convincente, senza dubbio la migliore Paulaner, intensa ed abbastanza pulita, si presta sia ad abbinamenti con pietanze sostanziose come vuole la gastronomia tedesca ma può essere anche un'ottima compagna da dopocena. Rapporto qualità prezzo disarmante. Formato: 50 cl., alc. 7.9%, lotto 29314Z, scad. 10/2012, prezzo 1.08 Euro.
Nessun commento:
Posta un commento