venerdì 19 ottobre 2012

Schneider Weisse Tap X Mein Nelson Sauvin

Weissbierbrauerei G. Schneider & Sohn non è solamente il birrificio di Monaco (e dintorni, visto che il sito produttivo è oggi a Kelheim) che preferiamo ma è anche l’unico, tra quelli “storici”, ad avere introdotto qualche innovazione nelle sue ricette. Dopo la collaborazione con la Brooklyn Brewery, sfociata nella “Tap 5 Meine Hopfen-Weisse” (anche detta Schneider & Brooklyner Hopfen-Weisse) e la ” Tap 4 Mein Grünes” (una doppelbock con cascade), nel 2011 è stata lanciata una nuova serie di birre, prodotte in numero limitato, chiamate “Tap X”. Ne fanno parte la Tap X Mein Nelson Sauvin (brassata con l’omonimo luppolo neozelandese), la Tap X Mein Eisbock Barrique (l’Aventinus Eisbock invecchiata in botti di Pinot Noir) e la Tap X Mein Cuvée Barrique (un blend di Aventinus e Tap X Mein Eisbock Barrique). La Tap X Mein Nelson Sauvin viene prodotta per la prima volta a settembre 2011 per festeggiare il venticinquesimo anniversario di un clienti del birrificio, ovvero la catena degli ABT Cafès; la ricetta prevede malto d’orzo (40%), di frumento (60%), un mix di luppoli tedeschi dall'Hallertau e di Nelson Sauvin. Per la rifermentazione in bottiglia il birraio Hans-Peter Drexler ha usato per la prima volta dal 1872 un ceppo di lievito belga, non di proprietà del birrificio. Il primo lotto del 2011, destinato principalmente all’esportazione, ebbe un grande successo in patria, ben oltre le aspettative del birrificio, spingendoli a replicare la ricetta lo scorso settembre 2012. Il colore è arancio pallido, torbido, con un grande cappello di schiuma bianca, fine e cremosa, dalla buona persistenza. Al naso spiccano forti sentori di banana, fenoli (chiodi di garofano), mela verde, spezie da lievito; onestamente ci aspettavamo un profilo aromatico molto più caratterizzato dal Nelson Sauvin, ed invece per trovarne traccia bisogna andare un po' in profondità , scovando dei sentori un po' aspri di uva che portano un po' di contrasto ad un naso prevalentemente dolce. In bocca si parte con un gusto dolce che richiama l'aroma: banana, frumento, polpa d'arancio; netto miglioramento nella seconda parte della bevuta, dove ti aspetteresti un finale classico da "weizenbock" (banana matura e caramello), dolce, ed invece emerge una bella asprezza vinosa, che conduce ad un finale amaro, corto ma di buona intensità, dove emerge una nota di pompelmo. Si tratta d'una interessante variazione dello stile, anche se onestamente ci aspettavamo una presenza molto più massiccia del luppolo neozelandese, soprattutto all'aroma; il suo uso è discreto e timido, con interventi mirati a portare qualche variazione ed un po' di complessità ad uno stile (weizenbock) classico. Birra che parte un po' in sordina, per sollevarsi con il finale più amaro che ricordiamo di aver mai trovato in una weizenbock; poco evidente anche l'apporto dei lieviti belgi usati per la rifermentazione in bottiglia. Corpo medio, carbonazione corretta, consistenza oleosa, alcool magistralmente nascosto, ottima pulizia; il bicchiere finisce in fretta. Il prezzo è molto poco tedesco (anche in madrepatria); la riberremmo molto volentieri, ma la differenza con una classica Aventinus è enorme e non invoglia senz'altro il riacquisto. Formato: 75 cl., alc. 7.3%,  bottiglia 8631, scad. 01/08/2014, prezzo 12.90 Euro.

3 commenti:

  1. Secondo me andrebbe fatta un po' chiarezza riguardo lo stile delle weizenbock: le direttive indicano colore dal pallido fino allo scuro con conseguenti variazioni di sapore.
    L'aventinus è stata per molto tempo, per motivi qualitativi e di reperibilità, il principale riferimento dello stile; ma fa un po' storia a sé. La vitus, per dire, nella sua normalità secondo me è più indicativa dello stile.

    Parlando della nelson, capisco che la scarsa presenza del luppolo esotico sulle prime possa lasciare delusi. Dalla schneider però non mi aspettavo qualcosa di diverso. Sia la hopfweizen che le precedenti collaborazioni con la brooklyn erano ottime (e molto amare) e la nelson aggiunge giusto quel leggero carattere esotico che completa un po' il profilo aromatico della birra.
    Insomma a me è piaciuta molto =)

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    1. Hai ragione, l'Aventinus è una doppelbock abbastanza atipica, ma non riesco a non pensare a lei. E' un amore quasi incondizionato. Comunque merito alla Schneider che sta portando un po' d'innovazione anche in Baviera.

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  2. Per puro caso ce la siamo bevuta in contemporanea (gentile omaggio di Nino Sherwood), ma la mia bottiglia era produzione 2011, scad. 08/2013. Mi ritrovo molto nella tua descrizione, tranne che in un aspetto: la beverinità. L'ho trovata "vera mappazza" e con fatica ho finito il bicchiere (bottiglia divisa in due).
    Proverò la nuova versione allora, se hanno aggiustato il tiro...

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