La Stone Arrogant Bastard Ale è una delle birre che hanno meglio contribuito a consolidare la fama del birrificio di Escondido, California. Facciamo quindi un passo indietro nel tempo, al 1995 quando Steve Wagner, da poco acquistato un nuovo impianto da homebrewer, sta cercando di affinare la ricetta di quella che tra pochi mesi sarà la prima birra ad essere commercializzata, ovvero la Stone Pale Ale. Il nuovo impianto, più capiente, crea qualche difficoltà e Steve si accorge di aver completamente sbagliato la percentuale degli ingredienti. E non di poco. E' sera, è tardi, e piuttosto che gettare via tutto lui e Greg Koch decidono di finire ugualmente la birra, per vedere che cosa ne esce. Qualche settimana dopo l'assaggiano, ed entrambi ne sono stupefatti; la trovavano fantastica, ma sono anche consapevoli che praticamente nessun bevitore abituale di birra l'avrebbe apprezzata per la sua incredibile intensità. Il nome Arrogant Bastard Ale, viene quasi spontaneo, ma Koch e Wagner sanno anche che non potrà essere quella la prima birra messa in vendita dalla Stone. Un paio di anni dopo, nel 1997, il birrificio non naviga esattamente nell'oro ed il consiglio direttivo si riunisce per decidere le strategie commerciali per garantire la sopravvivenza dell'azienda; l'Arrogant Bastard Ale non era mai stata riprodotta, dopo quella prima cotta "sbagliata", ma il nome sembrava a tutti qualcosa che avrebbe commercialmente funzionato e che avrebbe incuriosito molta gente. Kock e Wagner sono ancora titubanti, non vogliono che il birrificio diventi famoso solamente per aver fatto una birra estrema ed "esagerata". Il primo segnale incoraggiante è la messa in vendita, al birrificio, di una serie di bicchieri (pinte) con la serigrafia Arrogant Bastard Ale, ancora prima che venga prodotta la birra. Vendute tutte in pochissimo tempo. Kock si "rassegna" a produrre la birra, ma decide di mettere "in guardia" i potenziali clienti elaborando la lunga descrizione che compare sul retro della bottiglia, guidata dal motto "you're not worthy", ovvero "non sei degno". Ricorda Kock: "siamo una nazione di mangiatori di fast food e di bevitori di un liquido giallastro e gassato che chiamano birra... la maggioranza della gente non era sicuramente degna di bere questa bitta. Non volevo che qualcuno la comprasse per poi vuotarla nel lavandino; inoltre, la nostra idea iniziale era di farne solamente una cotta, un'edizione limitata e quindi destinarla soltanto a quei pochi individui che l'avrebbero apprezzata". Il motto funzionò però al contrario, risultando a molte persone una specie di "sfida" che li motivava ad acquistare ed a provare la birra. "Agli eventi - racconta sempre Kock - la gente veniva al nostro stand, vedeva le bottiglie, e la voleva provare solo per il suo nome. Ma io dicevo loro di no. Prima dovete assaggiare la Stone Pale Ale, poi la Smoked Porter, poi la IPA e solo dopo, se siete interessati ad andare avanti, ve la farò assaggiare". La nuova birra funzionò come un traino per tutte le altre, portando molti novizi della craft beer a scoprire birre per loro inusuali come una porter o una IPA. Nel 2004 nasce l'idea di ammorbidire un po' l'Arrogant Bastard utilizzando dei chip di quercia; le sottili note di vaniglia derivanti dal legno avrebbero un po' smussato gli spigoli della versione regolare. La Oaked Arrogant Bastard Ale viene prodotta come edizione speciale per la prima volta a Novembre e nel 2006, sempre a Novembre, entra a far parte della gamma di birre che vengono prodotte tutto l'anno. E' di uno splendido color ambrato, molto carico, con degli intensi riflessi rosso rubino; perfetta la schiuma che forma: molto fine e compatta, cremosa, molto persistente. La bottiglia che abbiamo bevuto era purtroppo in scadenza (90 giorni dopo la data di produzione) e la poca freschezza è evidente al naso, dove non troviamo gli attesi sentori resinosi di luppolo; l'aroma complesso, con sentori di caramello, terrosi, di legno bagnato, quasi di sottobosco, che tendono a dominare man mano che la temperatura della birra si alza. In sottofondo qualche nota di "dark fruits" (mirtilli, prugne) ed una ormai quasi impercettibile componente vegetale (un tempo resinosa ?) leggermente pepata. In bocca troviamo toffee, scorza d'arancio, una leggera legnosità e qualche remoto sentore di vaniglia; è una birra molto secca, con il gusto che nel corso della bevuta evolve verso un deciso terroso (assimilabile al terriccio umido) con un finale amaro, molto intenso ma poco persistente, dove convivono resina e terra. L'alcool è molto ben nascosto, ma quello che abbiamo nel bicchiere ci sembra più un ricordo un po' svanito e quasi agonizzante di un'american strong ale che cerca di risorgere tra legno e terra. Carbonazione molto bassa, corpo medio, buona morbidezza in bocca; il risultato è molto complesso, un po' spiazzante, che invoglia ad una lenta degustazione sorso a sorso piuttosto che ad una tranquilla ed appagante bevuta. Non abbiamo nessun termine di paragone con esemplari più freschi o meno maltrattati, ma in queste condizioni non è una birra che berremmo tutti i giorni. Formato: 35.5 cl., alc. 7.2%, scad. 13/8/2012, prezzo Euro 2.16 ($ 2.59).
Ne ho bevute 3 4 e devo dire che rientrano tutte nella descrizione che ne fai. Probabilmente la versione OAK risulta molto diversa da quella base.
RispondiEliminaConsidero l'arrogant bastard ale una delle birre session per eccellenza (incredibile a dirsi) mentre l'oak mi sembra orientata verso un bere più "meditativo" appunto.