Feudo quasi "inespugnabile" del birrificio Forst di Lagundo, anche l'Alto Adige o Südtirol ha visto negli ultimi la nascita di alcuni microbirrifici, prevalentemente sotto la forma di brewpub; per chi volesse pianificare una vacanza da quelle parti, visitando i vari produttori, segnalo subito questo interessante articolo sul blog di MoBi.
Alla "rinascita" (nell'antico Tirolo del Sud, un tempo, si arrivarono a contare sino a 27 produttori di birra) non poteva certo sottrarsi Bolzano, che ospita al momento due brewpub. Oltre allo "storico" Hopfen & Co. (Bozner Bier), attivo dal 1998, si è aggiunto nel 2012 il brewpub Batzen Bräu. La sede è nella storica Ca' de Bezzi, la più antica osteria di Bolzano, rilevata a fine 2002 da Robert Widmann e rinominata oggi Batzen Häusl. Nel 2012 è invece partita l'avventura del microbirrificio, guidato dal birraio Christian Pichler, genero di Widmann e formatosi a Vienna, aiutato da Rüdiger Panzner; parallelamente al birrificio, nella cui "Stube" potete anche mangiare, è stato aperto un immancabile Biergarten ed una struttura (la "cantina" Batzen Sudwerk) dove si svolgono spettacoli teatrali e musicali. Il nome scelto, Batzen, si riferisce ad un'antica moneta, il bezzo (Batzen, in tedesco) corrispondente al prezzo di una misura di vino. Le birre prodotte sono chiaramente fedeli alla tradizione tedesca (e della vicina Austria), senza però disdegnare qualche interessante esperimento ed il recupero di alcune ricette storiche, come una Porter "tirolese" della quale vi parlerò prossimamente.
Nel 2013 il birrificio partecipa per la prima volta all'European Beer Star, facendo subito colpo: oro alla Batzen Dunkel nella categoria German Style Kellerbier Dunkel, conquistato a Monaco, proprio "in casa" dei maestri dello stile.
Vienna, Dunkel, Urporter e Weizen costituiscono il nucleo di birre prodotte stabilmente tutto l'anno, affiancate da alcune stagionali (Bock, Pils e Weisser Bock) e da alcuni "esperimenti" che vengono venduti nel formato "gourmet" (?) da 75 cl. in una linea chiamata Meistersud Edition: c'è una Porter invecchiata in botti di whiskey ed una Vienna dalla luppolatura americana che andiamo ad assaggiare.
Davvero ben riuscito il nome scelto (Viennarillo), che con una parola rende perfettamente l'idea di cosa aspettarsi nel bicchiere: una Vienna Lager (l'originale Lager sviluppata nel 1840 da Anton Dreher appena dopo aver isolato il ceppo di lievito Lager) re-inventata con una luppolatura americana di (ovviamente) Amarillo e Cascade. Nel bicchiere è del classico color ambrato, con riflessi rame, opaco; si forma un discreto cappello di schiuma biancastra, fine e cremosa, dalla buona persistenza. Molto gradevole e "piacione" l'aroma, con qualche sentore di agrumi ed un bel bouquet tropicale di ananas, melone e mango; in sottofondo lieve caramello. In bocca questa bottiglia colpisce per la sua carbonazione un po' troppo bassa; i corpo è leggero. Leggera anche la base di malto (biscotto e caramello) che lascia quasi subito il posto ad un gradevole mix di mango, albicocca e melone. Il gusto è insomma del tutto paragonabile a quello delle varie APA ed IPA "tropicaleggianti" che imperversano ormai quasi ovunque; la differenza più evidente è nel finale, dove non c'è (ovviamente, visto che si tratta di una Vienna) molto amaro, ma piuttosto una chiusura asciutta dove l'amaro è appena accennato, riuscendo comunque a lasciare il palato pulito. L'aroma è pulito ed elegante (anche se non particolarmente fragrante), il gusto è altrettanto pulito e fruttato, molto gradevole, caratterizzato da una grande scorrevolezza e facilità di bevuta nel pieno rispetto della tradizione austriaca. Non aspettatevi dunque una lager "moderna", stravolta, "cafona" ed ultraluppolata alla Mikkeller/To ØL o De Molen, ma piuttosto un'interessante ed elegante interpretazione di una classica Vienna.
Formato: 75 cl., alc. 4.8%, scad. 02/12/2014, pagata 9.00 Euro (shop birrificio).
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