martedì 24 giugno 2014

Birrificio Settimo Quis Hoc

Nuovo appuntamento con il Birrificio Settimo di Carnago, Varese. L'estate ed i trenta gradi di queste serate non sono forse nel vostro immaginario lo scenario più adatto nel quale tirare fuori dal frigo una Tripel, ma basta una serata piovosa ed un lieve abbassamento della temperatura per poter azzardare la bevuta ed avere delle belle sorprese.
Giugno è periodo di esami scolastici, e a chi è alle prese con il latino il nome scelto per questa birra non susciterà forse particolari simpatie. L'ispirazione è infatti il Carmina di Catullo: "Quis hoc potest videre, quis potest pati, nisi impudicus et vorax et aleo, Mamurram habere quod Comata Gallia habebat uncti et ultima Britannia?", ovvero "Chi mai può vedere, chi può tollerare, se non uno spudorato, un ghiottone, un baro, che Mamurra abbia quanto la Gallia chiomata aveva prima e l'estrema Britannia?"
In parole più povere, Quis Hoc è  - se non erro - la seconda birra, dopo la Prius, che il birraio Nicola "Nix" Grande realizza dopo essere stato chiamato a guidare il Birrificio Settimo; le prime generose bottiglie da 75 cl. dell'esordio sono ora state sostituite dal più pratico formato da trentatré centilitri. La ricetta prevede malti Pils, caramello e di frumento, luppoli cechi, inglesi e sloveni e lievito derivante dal ceppo trappist. 
Il colore è il classico arancio, leggermente velato: basta un attimo di disattenzione nel versarla che l'esuberante schiuma pannosa ricolma tutto il bicchiere, senza mostrare l'intenzione di dissiparsi in tempi rapidi. Ci vogliono pazienza ed un paio di rabbocchi per completare il bicchiere. Al naso c'è una piccola pasticceria, con sentori di zucchero candito, frutta sciroppata (pesca, albicocca) e frutti canditi (arancio); il lievito belga le dona una delicata speziatura, di pepe e, mi sembra, di zenzero. In bocca è vivacemente carbonata, pungente, con un corpo medio: la prima parte della bevuta è  decisamente dolce, zuccherina, ricca di pesca sciroppata, albicocca disidratata ed arancia candita. A riportare l'asticella nei limiti dell'equilibrio ci pensano le vivaci bollicine, il tepore alcolico ed il bel finale secco, che lascia il palato pulito permettendogli di assaporare il morbido retrogusto caldo ed etilico e lievemente amaro (erbaceo, curaçao?). Pulita e solida, molto ben eseguita, riscalda senza mai andare oltre le righe mantenendo sempre una buona facilità di bevuta: stapparla in estate non è quindi un delitto. Batte bandiera italiana, ma in una "cieca" di Tripel sarebbe davvero difficile non pensare a lei come ad un'ottima Tripel belga.
Il birrificio la consiglia in abbinamento a carni al forno di ogni genere, ottima con formaggi stagionati.
Formato: 33 cl., alc. 8.5%, IBU 41, lotto 02813, scad. 07/2015, pagata 4.20 Euro (beershop, Italia)

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