Il Birrificio Artigianale De Silvi è attivo dal 2013 con sede a Ghedi (Brescia), poco lontano dall'aeroporto di Montichiari; ha in verità poca importanza citare la località in quanto, nonostante quello che il nome possa far intendere, siamo in presenza di una Beer Firm e non di un vero e proprio birrificio. I fondatori sono i fratelli Davide e Matteo De Silvi, il primo dei due homebrewer dal 2006; la scelta di chiamarsi ugualmente "Birrificio Artigianale" è stata fatta in previsione dell'acquisto di un impianto proprio; al momento le ricette elaborate da Davide De Silvi vengono prodotte presso birrifici "amici", ma mi sembra di capire che sino ad ora siano state tutte realizzate al birrificio Babb di Manerbio. Operazione trasparenza: che si tratti di un "birrificio senza impianti propri" viene subito dichiarato sul sito internet; per quel che riguarda invece l'etichetta, ecco la scritta "prodotta per conto di". Per il consumatore è però impossibile sapere chi produce: non ne viene riportato né il nome né la partita Iva, ma solamente un incomprensibile numero di licenza fiscale per la vendita di prodotti alcolici (UTF). Tre le birre che al momento compongono la gamma: una Bitter (Rachele), una Pale Ale (Scardabbà) ed una meno classica "Breakfast Ale" (sic) chiamata Minghèn e prodotta con macis, luppoli alsaziani e frumento tostato. L'ispirazione che guida la mano di Davide è quella anglosassone, come lui stesso dichiara: "hanno sempre attirato la mia attenzione e stimolato la mia fantasia (visto che in Italia erano molto difficili da reperire) e perché sono birre molto equilibrate che esprimono il mio modo di essere".
Mi è capitato di assaggiare la seconda "nata" in casa De Silvi, la English Pale Ale chiamata Scardabbà; viene prodotta per la prima volta a giugno 2013, ed è una birra dedicata "a mio fratello Matteo (scomparso prematuramente in un incidente stradale), grande cuoco e grande amico e primo socio onorario del Birrificio, senza il quale non avrei mai potuto iniziare". Nel bicchiere si presenta di color ambrato abbastanza opaco, con riflessi più chiari, ramati; la schiuma è biancastra, fine e compatta, ed ha una buona persistenza. Al naso emergono sentori erbacei e di agrumi, qualche nota di caramello e di frutta secca e qualche leggera presenza metallica. Buona l'intensità, discreta la pulizia. Il percorso continua in maniera coerente in bocca, dove però si nota un minor livello di pulizia ed un'astringenza piuttosto marcata; ritornano caramello, frutta secca ed agrumi, con una buona intensità ma - di nuovo - con una leggera nota metallica. Il corpo è leggero, la carbonazione è bassa nel rispetto della tradizione inglese, ma è una session beer (4.4%) che scorre meno velocemente del dovuto e risulta un po' troppo pesante (lievitosa) in bocca. Chiude astringente, con un finale amaro erbaceo e di frutta secca. Bene l'intensità, meno la pulizia: l'impronta "inglese" c'è, la birra è piacevolmente lontana dalle mode e dalle ruffianerie tropicali, ma c'è ancora da lavorare per pulire ed alleggerire quella che dovrebbe essere una English Pale Ale da bere in grande quantità. Il birrificio la consiglia in abbinamento con risotti ai funghi porcini o radicchio, carini bianche fritte e pesci arrosto.
Formato: 50 cl., alc. 4.5%, lotto 363, scad. 09/2014, pagata 6.50 Euro (ristorante, Italia).
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