Perugia e il cioccolato, un legame iniziato all’inizio del ventesimo secolo e precisamente nel 1907 quando, con un capitale sociale di 70.000 lire, quattro soci fondano un laboratorio artigianale destinato poi a diventare la "Società Perugina per la Fabbricazione dei Confetti". Sono Francesco Buitoni (sì, quello della pasta), Annibale Spagnoli, Leone Ascoli e Francesco Andreani. Negli anni venti la società assume il nome di "La Perugina - Cioccolato e Confetture” e negli anni trenta inizia l’esportazione negli Stati Uniti, con un punto vendita di prodotti italiani (c’erano anche la pasta e i sughi Buitoni) sulla Fifth Avenue.
Nel 1922 nacque il famoso Bacio Perugina, che si dice sia stato creato per utilizzare i frammenti di nocciola rimasti durante la lavorazione di altri cioccolatini: ne uscì un cioccolatino strano, dalla forma irregolare, che somigliava ad un pugno chiuso, con la nocca più sporgente rappresentata da una nocciola intera. Si pensò inizialmente di chiamarlo “cazzotto”, un nome però poco adatto per un cioccolatino da regalare: fu quindi ribattezzato “bacio”.
Ne1 1985 la Industrie Buitoni Perugina, che non navigava in buone acque, fu ceduta alla CIR di Carlo De Benedetti, diventando Buitoni S.p.A., ma solo tre anni dopo il marchio passò nella mani del gruppo svizzero Nestlè, che ancora oggi lo detiene. La produzione è comunque rimasta a Perugia.
Oltre alla famosissima manifestazione Eurochocolate, il capoluogo dell'Umbria celebra oggi il cioccolato con un Museo ed una Scuola, entrambi all'interno degli stabilimenti Perugina a San Sisto.
Dal cioccolato passiamo alla birra, per la precisione Birra Perugia, che vi ho presentato in questa occasione. L’occasione di mettere assieme cioccolato, Perugia e birra era ovviamente ghiotta ed il giovane birrificio perugino, nato nel 2012, non se l’è certo fatta scappare. Ecco quindi una Chocolate Porter, nata ad ottobre 2013: il suo nome deriva non solo da uno dei malti scuri utilizzati (Chocolate, assieme a Vienna, Crystal e fiocchi d’avena) ma anche dal fatto che della granella di cioccolato viene aggiunta a fine fermentazione. I luppoli invece sono Northern Brewer e Fuggle.
E’ vestita di color marrone scuro, ed un impeccabile cappello di schiuma beige, fine e cremosa, molto persistente. La bottiglia in questione non offre un aroma particolarmente entusiasmante, dall’intensità piuttosto bassa: sentori di mirtillo, caffè, lieve presenza di cioccolato, niente di inebriante. Tutt’altro discorso in bocca, a partire dalla morbidissima sensazione palatale che grazie all’uso dell’avena è molto cremosa, pur garantendo un’ottima scorrevolezza; le bollicine sono poche, il corpo è tra il medio ed il leggero. Pulito e molto intenso, il gusto presenta caffè ed orzo tostato, liquirizia e qualche lieve nota di cioccolato amaro. Pochi elementi in gioco ma molto ben assemblati tra di loro, quasi all’insegna del “less is more”; chiude con l’acidità del caffè a ripulire un po’ il palato ed un lungo retrogusto amaro di caffè e di tostature, intense ma eleganti, mai “bruciate”, impreziosito da una nota di fumo/cenere.
Inizia un po’ in sordina con pochi profumi, ma si riscatta ampiamente in bocca questa Chocolate Porter, risultando scorrevole e facile da bere senza sacrificare l’intensità dei sapori; ma la sua morbidezza quasi cremosa la rende adatta anche ad un consumo più lento in un dopocena di relax, se non avete voglia di impegnarvi su una bevuta dall’elevato contenuto alcolico.
Ringrazio il birrificio per avermi inviato la bottiglia da assaggiare.
Formato: 33 cl., alc. 5.3%, lotto 3614, scad. 09/2016.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
Come tuo solito scrivi davvero bene e fai venir voglia di provare questa Birra tutta italiana. Dovessi trovarla non me la lascerò certo sfuggire.
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