martedì 24 febbraio 2015

Mikkeller Beer Geek Vanilla Shake

Beer Geek Breakfast, una delle birre meglio riuscite ed apprezzate di Mikkeller  che ha inevitabilmente generato numerosi variazioni. Oltre alle prevedibili edizioni barricate sono nate la lussuriosa Beer Geek Brunch Weasel  (con pregiato caffè vietnamita cà phê Chồn, poi barricata ) e le più recenti “Shake”, a trasformare un’ipotetica tazza di caffè con la quale fare colazione in un più sfizioso frappè. Ecco la Beer Geek Vanilla Shake  (caffè, lattosio e vaniglia) e la Beer Geek Cocoa Shake  (caffè, lattosio e fave di cacao). In sostanza,  niente di diverso delle tipiche variazioni di imperial stout che moltissimi birrifici fanno uscire di tanto in tanto.   
La base di partenza è sempre la Beer Geek Breakfast base, una oatmeal stout la cui ricetta dovrebbe prevedere il 25% di ingredienti derivati dall'avena, una bella batteria di malti (pils, smoked, caramunich, brown, pale chocolate e chocolate), luppoli centennial e cascade. Una birra nata tra le mura di casa nel 2005, ancora prima del debutto "ufficiale" della beer firm al Danish Beer Festival del 2006. E' stata prodotta per molti anni alla Nøgne Ø, ma dal 2013 la scarsa capacità del birrificio norvegese, incapace di soddisfare prima di tutto la domanda dei clienti per le proprie birre, ha costretto Mikkel a spostarsi un po' più ad nord-ovest, sempre in Norvegia, presso la Lervig, dove lavora il birraio americano Mike Murphy. L'idea iniziale di Mikkel Borg Bjergsø e del suo ex-socio Kristian Klarup Keller era di creare una birra cremosa, vellutata, utilizzando appunto una grande percentuale di avena; le prime cotte sono però poco soddisfacenti, soprattutto nell'intensità della componente "caffè". I due danesi pensano allora di utilizzare direttamente del caffè nella ricetta e chiedono consiglio ai californiani della Alesmith che dal 2012 producono la Speedway Stout:  a proposito, lo scorso gennaio è uscita proprio la Beer Geek Speedway, una collaborazione tra i due birrifici. E, ancora a proposito, Mikkeller ha da poco annunciato che acquisterà una parte (o in toto, non l’ho ancora capito) dell’attuale stabilimento di Alesmith a San Diego, una volta che questi avranno terminato il trasloco in una vicina location più grande.  “L’infuso” di caffè in grani e baccelli di vaniglia viene preparato con il metodo “french press”, e poi aggiunto alla birra direttamente nel fermentatore.    
La Beer Geek Vanilla Shake debutta alla fine dell’estate 2013. Assolutamente nera, impenetrabile alla luce, forma una piccola schium di color marrone un po’ grossolana che però svanisce quasi subito. Appropriato il nome scelto per la birra (Vanilla Shake), visto che al naso si ha quasi l’impressione di annusare un dolce frappè alla vaniglia: oltre a latte (in polvere) e vaniglia, ci sono caramella mou, gianduia, cioccolato bianco, zucchero e pochissimo caffè. C’è opulenza e intensità, ma non molta eleganza. Al palato è densa, dal corpo pieno, praticamente masticabile: pochissime le bollicine, con una notevole cremosità e morbidezza che – ovviamente – impongono il lento sorseggiare. Da una parte troviamo il caffè, l’orzo e le tostature, amare, mentre dall’altra la dolcezza del frappè alla vaniglia, del cioccolato bianco, del mou. Il gusto è molto intenso e pulito, ma la sensazione che avverto è che i due estremi (dolce/amaro) non riescono mai ad incontrarsi, procedendo in parallelo, senza amalgamarsi e fondersi in un gusto armonico. C’è una discreta acidità (caffè) a contrastare il dolce, ma anche il passaggio finale, dal dolce all’intenso amaro delle tostature è molto brusco e poco elegante; l’alcool è invece molto ben nascosto, i gradi dichiarati sono 13 ma la facilità con la quale si sorseggia è davvero pericolosa. Chiude con un lungo retrogusto amaro – di nuovo non particolarmente raffinato – di caffè e di tostature accompagnato da un morbido tepore etilico. 
Praticamente una birra sostitutiva del dessert, con parecchi elementi in gioco che però non brillano né per eleganza né per amalgama: il risultato è una sorta di birra disneyland (cit. Kuaska) riuscita solo a metà.
Formato: 33 cl., alc. 13%, scad. 30/01/2023, pagata 6.50 Euro (beershop, Italia)

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

2 commenti:

  1. Solo a me ricorda molto la yellow belly di Omnipollo/Buxton ?

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    1. credo che l'idea di birra (?) sia più o meno quella. La Beer Geer Breakfast (soprattutto quando la faceva Nogne) era una gran birra; queste sue derive mi convincono molto meno.

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