La “storia” di oggi inizia dove ne finisce un’altra, ovvero quel maggio del 2012 in cui Renzo Losi annuncia la sua dipartita da Torrechiara/Panil, il birrificio dell’azienda agricola di famiglia da lui fondato nel 2001. Affascinato dalle birre belga ed ex-homebrewer, Losi fu tra i primi (o forse il primo, credo) in Italia a sperimentare la maturazione in botte e le fermentazioni spontanee controllate; ricorda per la cronaca la Panil Divina, prima birra italiana a fermentazione spontanea e Panil Barriqueè, prima birra italiana fermentata in barriques.
Dopo circa sei mesi, Renzo Losi, spostatosi in quel di Torino, inaugura il 15 Dicembre 2012 il suo nuovo progetto chiamato Black Barrels; ancora privo di impianti produttivi, nei locali di via Principessa Clotilde trovano posto un beershop al piano terra (con particolare attenzione su birre maturate in legno e fermentazioni spontanee e uno spazio dedicato ad articoli per homebrewers) ed una “cantina” al piano inferiore dove riposano le barriques nelle quali le birre si stanno affinando, la produzione delle quali avviene, attualmente, presso gli impianti del Birrificio Torino.
L’ex-birraio di Torrechiara mostra la sua indole estrose anche nei fantasiosi nomi scelti per le birre: Kriek dei Puffi , Yellow Doctor , Oca Elettrica, Pterodattila, Nut Cannella Leone, Biscia. Un po’ meno strano, almeno a pronunciarlo, il nome della birra di oggi: Nut The Irish Jinn. Ma se qualcuno ha una mezza idea di che cosa sia un Irish Jinn, me lo faccia sapere. Forse un pazzo irlandese di nome Jinn ? Tecnicamente si tratta di un’American Pale Ale generosamente luppolata (anche con fiori freschi in botte, leggo) che viene poi affinata alcuni mesi in botte di rovere: la scritta a penna sul cartellino che sostituisce l’etichetta riporta il numero tre.
La foto inganna un po', ma all’aspetto è di colore dorato carico (anziché ambrato come descritto del produttore), leggermente velato; il cappello di schiuma che si forma è perfetto: cremoso, a trama fine, molto persistente. Intenso e gradevole il benvenuto dato dall’aroma: accanto a note lattiche ci sono frutti tropicali (ananas e mango), fiori bianchi, note di legno, uva bianca e, quando la birra si scalda, sentori di sudore e di “cantina”. Molto buona la pulizia, con un bell’equilibrio tra il dolce e l’aspro. La bevuta è meno bilanciata, prendendo subito la strada del “sour” e dell’aspro con marcate note lattiche, di uva bianca, di scorza di agrumi (lime, limone); la controparte (leggermente) dolce è reminiscente dell’American Pale Ale all’origine, con frutta tropicale, albicocca sciroppata, arancia. La chiusura è molto secca, con finale amaro ricco di scorza d'agrumi, chinotto, erba appena tagliata, yogurt ed un delicato tepore etilico.
Una creazione di Renzo Losi piuttosto interessante, rinfrescante e dissetante se bevuta a temperatura fresca, mentre lasciata scaldare rivela un discreto carattere vinoso che ben si può prestare ad abbinamenti gastronomici.
Formato: 50 cl., alc. 7%, lotto 11, imbott. 01/07/2013, scad. 01/07/2015, pagata 6.70 Euro (beershop, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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