Potrei iniziare il post di oggi con il classico e banale “c’è fermento in Sicilia”, una frase scontata che tuttavia rispecchia la realtà. Lentamente, con qualche anno di ritardo anche in questa regione, come nel resto del sud Italia, la cosiddetta "birra artigianale" ha finalmente iniziato a diffondersi.
Nel 2012 andai nella splendida Siracusa per una breve vacanza e fui tristemente costretto a cenare con un’indecente birra industriale che non voglio nemmeno ricordare: una sorta di deserto birrario nel quale di recente è finalmente spuntato qualche fiore. Ha aperto un beershop, nei dintorni di Siracusa c’è un brewbpub e, da luglio 2014, anche una beerfirm; Birra Malarazza.
Nasce dall’idea di Andrea Camuto e Noemi Bianca: è stata Roma, dove i due hanno lavorato per diversi anni (Andrea era responsabile marketing per un'azienda digitale), a contagiarli con l’amore e la passione per la birra artigianale: principale "colpevole" Mirko Caretta e svariati pomeriggi dopo il lavoro passati al Bir&Fud.
Decidono allora di ritornare in Sicilia, a Siracusa, per buttarsi in questa nuova avventura, scegliendo il nome di una canzone che Domenico Modugno scrisse nel 1976, partendo dalla poesia di un anonimo siciliano, pubblicata nel 1857 da Lionardo Vigo Calanna, marchese di Gallodoro. Il testo racconta di un servo che, picchiato e maltrattato da un prepotente, chiede giustizia a Gesù il quale gli risponde: “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!”. L’invito è quindi all’azione, al rimboccarsi le maniche per realizzare i propri progetti e lottare affinché le cose succedano.
La beerfirm attualmente produce presso i distanti impianti del birrificio Arribal di Poggibonsi (SI), ma l’idea è di portare nel 2015 almeno una parte della produzione in Sicilia per realizzare alcune birre stagionali. Le ricette sono frutto di continui esperimenti casalinghi e, in un futuro forse non così lontano, c'è la voglia di avere un impianto di proprietà.
Due al momento le birre prodotte, entrambe caratterizzate da un ingrediente “speciale” che vuole sottolineare il legame con il territorio siciliano. Nanai, una double IPA con fiori d’arancio, e Nura, una golden ale con scorza di Limone di Siracusa IGP. Per il locale Queen Makeda di Roma viene invece realizzata la Makeda, birra aromatizzata con scorza di bergamotto.
Molto curata e bella la parte grafica, a partire dal logo stesso della beerfirm per arrivare alle etichette illustrate realizzate da Federico Tramonte.
Ecco dunque la Nanai (ovvero Leonardo, in palermitano) una Double IPA “mansueta” dal tenore alcolico non eccessivamente elevato (7%); oltre ai già citati fiori d’arancio, prevede una luppolatura di Centennial e Simcoe.
E’ ambrata e velata, con qualche riflesso ramato e una bella testa di schiuma ocra, cremosa, fine e dalla buona persistenza. Non mi stancherò mai di ripeterlo, ma il fattore chiave che determina la gradevolezza di una IPA (o DIPA) è la freschezza, e in questa bottiglia di Nanai c’è: aroma pungente e pulito, un elegante bouquet di pompelmo, mango, passion fruit, melone retato, arancia rossa. In secondo piano lievi sentori di aghi di pino, di fiori e di frutti di bosco rossi (lampone, fragola). Al palato c’è una robusta base di malto, con caramello, biscotto e un lievissimo carattere “nutty”, oltre che di pane tostato; ritornano la frutta tropicale dell’aroma e l’arancia rossa, con il dolce che è però ben bilanciato dall’amaro amaro resinoso, vegetale, leggermente terroso. Gli IBU dichiarati sono 65, ma la generosa struttura maltata fa sì che non sia affatto una birra troppo amara, anzi; il gusto è fresco e pulito, con una predominanza dolce che è ben bilanciata, oltre che dall’amaro, da un finale discretamente secco. La sensazione palatale non è delle più scorrevoli, ma dopotutto non si tratta di una session beer da bere ad oltranza: il corpo è medio, con una carbonatazione contenuta. E’ una Double IPA ben fatta, godibile, ruffiana quanto basta e molto bilanciata, sebbene lontana da quelle della West Coast nell’impalcatura della ricetta: superfluo dirvi di cercarla in fretta, se la volete provare, finché è ancora fresca.
Ringrazio Birra Malarazza per avermi inviato la bottiglia da assaggiare.
Formato 33 cl., alc. 7%, IBU 65, lotto 42/14, scad. 10/2015.
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