Dramma, o dragma, parola che deriva dal greco “drachme” ovvero “quanto si può stringere colla mano”: era una moneta d’argento che valeva tanti spiccioli quanti se ne potevano tenere in mano. Da questa ne è derivata un’antica unità di misura del peso, rimasta in uso nelle nostre farmacie fino a non molto tempo fa: non è così facile stabilirne l’equivalente in grammi, visto che la dramma ebbe diverse masse a seconda dei luoghi e dei periodi storici. La più nota è forse la dramma attica, corrispondente a 4,36 grammi (o 4,36 ml.) o, per avvicinarci alla birra di oggi, 1/13 di una pinta. Se volete divertirvi con i diversi corrispettivi nel luogo e nello spazio, vi lascio questo link.
Per semplificarci la vita, citiamo un detto scozzese che dice che “un dram è una qualsiasi misura concordata tra l'oste che serve e l'avventore che paga”. Proprio in Scozia la parola “dram” si usa per indicare la tradizionale misura di servizio del whisky: il nostro “bicchierino”, insomma, la cui misura è variata nel corso degli anni e che si basa anche sul rapporto che si crea tra oste/barman e cliente. Un habitué (o un regular, per dirla all’anglosassone) sarà senz’altro servito con un “dram” un po’ più generoso di quello di un cliente occasionale.
Dalla Grecia siamo arrivati in Scozia, e adesso ci spostiamo in Italia, dove a novembre 2014 nasce il WhiskyClub Italia, che si propone di “divulgare cultura e conoscenza per i distillati di qualità attraverso eventi, corsi, festival, attività editoriale tutto vissuto con massima convivialità e condivisione. Il club nasce dalla spinta propulsiva di Claudio Riva, instancabile divulgatore e conoscitore profondo della Scozia, già noto per diverse iniziative tra cui il fan club “I Love Laphroaig” e per essere uno dei motori della web community SingleMaltWhisky.it. Ad affiancare Claudio ci sarà un’altra conoscenza del web e di diversi festival e degustazioni, Davide Terziotti, autore del blog “Angel’s Share”. Ultimo fondamentale tassello è Andrea di Castri (cOOkies Adv di Milano), che cura grafica e immagine.
Nel corso della serata di presentazione del club, avvenuta Sabato 8 Novembre 2014 al Golf Villa D’Este di Montorfano (Como), viene fatta assaggiare una selezione di whisky, ma nella cena che segue si beve birra. Qualche mese prima, infatti, il neonato club era riuscito ad avere alcuni botti Quarter Casks ex-Laphroaig, botticelle di circa 125 litri; tre birrifici lombardi furono invitati a sperimentare con tre differenti stili la maturazione in botte di whisky. Per chi volesse ulteriormente approfondire l’uso delle Quarter Casks nella produzione del Laphroaig, segnalo quest'ottimo articolo scritto proprio da Claudio Riva.
Nascono così la Dram (Extraomnes), l’imperial stout Dannata (Birrificio Menaresta) e la Belgian Dark Strong Ale Jåmidit (Birrificio Pavese): purtroppo (o per fortuna, visto il loro elevato tenore alcolico) non sono riuscito a reperirle tutte e tre per fare quello che poteva essere un’interessante confronto.
Non mi resta quindi che parlare della Dram, quella che ad uno sguardo superficiale potrebbe considerarsi la prima birra di Extraomnes che varca i confini della tradizione belga. In etichetta reca infatti la scritta “Old Ale”, facendo subito pensare all’Inghilterra: la sua base di partenza è la Plain, che ancora non sono riuscito ad assaggiare, una sostanziosa “eretica” Old Ale (12%) che viene infatti fermentata con lievito trappista belga. La Plain finisce dunque per sei mesi nei Quarter Casks di Laphroaig ed il risultato, leggermente più alcolico (13.5%) viene presentato in bottiglia formato 25 cl., ovvero il “Dram” stabilito dall’oste Extraomnes. Un formato decisamente indicato, perché la birra è piuttosto impegnativa.
Non si forma nessuna schiuma nel bicchiere, ma del resto era difficile attendersi qualcosa da una birra dall’alto contenuto alcolico che ha anche passato sei mesi in botte; la livrea è torbida e di color tonaca di frate, con qualche riflesso ambrato. L’aroma è decisamente affascinante: nettissima la presenza del legno e (soprattutto) della torba, ci sono anche le note salmastre e iodate tipiche dello Laphroaig; più in sottofondo compaiono sentori di tabacco, di carne/pancetta affumicata, uvetta e - mi sembra - un timido accenno di vino ossidato (Madeira?). Completamente piatta, ha consistenza oleosa, un corpo medio ed un gusto che è continuazione del percorso aromatico: lieve caramello e uvetta, note legnose e torbate, qualche accenno di miele. L’alcool ha un inizio morbido per poi iniziare una bella progressione che aumenta d’intensità sfociando in un finale (leggermente tannico) di whisky. Lungo, lunghissimo il retrogusto, etilico, caldo e morbido che ci riporta all’inizio del viaggio: torba e lieve salmastro, Laphroaig.
Un bel percorso, molto affascinante anche per chi – come me – non beve superalcolici e non ama il whisky; al momento la birra è molto caratterizzata dalle botti che l’hanno ospitata, torba su tutto; una creatura ancora giovane che fa nascere subito in me la curiosità di scoprire come potrà evolvere nel corso del tempo quando (prevedo) alcune delle sue caratteristiche attualmente predominanti si saranno un po’ affievolite lasciando emergere maggiormente le altre. Una birra credo unica nel panorama italiano e una birra “non per tutti”: torba e salmastro possono mettere in difficoltà un palato abituato a birre “normali”, ma il piccolo (e appropriato) formato nella quale viene venduta la Dram vi consente di avvicinarvici a piccoli passi, senza impegnarvi nell’acquisto di bottiglie più capienti che andrebbero necessariamente condivise.
Mettevi comodi in poltrona e sorseggiatela con calma: nel frattempo io ne metto qualche bottiglietta in cantina e le dò appuntamento a tra qualche anno.
Formato: 25 cl., al. 13.5%, lotto 294 14, scad. 31/10/2019, pagata 5.80 Euro (foodstore, Italia)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio
grazie, mi era scappata la virgola !
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