Ritorna sul blog dopo un’assenza abbastanza lunga Evil Twin, il gemello “cattivo” (anche se lui non si considera tale), Jeppe Jarnit-Bjergsø. La sua passione per la birra nasce ai tempi dell’Università, quando con un decina di amici si ritrovava per bere birre “strane”, ovvero diverse dai soliti prodotti Carlsberg: arrivano anche a creare una rivista amatoriale, per loro stessi, chiamandola “The Beer Nerd”, nella quale si divertono a dare i voti a quello che bevono.
Dal “nerdismo” avviene il passaggio all’homebrewing (siamo nella metà degli anni 90) e poi la scoperta di Ratebeer, del quale Jeppe diventa un assiduo frequentatore; la scarsa disponibilità di birre in Danimarca lo spinge ad iniziare i primi “trade” con amici all’estero. Vi riconoscete in questo “percorso formativo”?
Il passo successivo è stato quello di aprire un piccolo beershop a Copenhagen, chiamato Ølbutikken: “inizialmente era una specie di hobby, un lavoro parallelo a quello d’insegnante che facevo, era aperto solo dodici ore alla settimana. Ma mi dava l’opportunità di bere gratis, grazie a quel poco che riuscivo a vendere”. Assieme all’amico Henrik Boes Brølling fonda una piccola società d’importazione, la Drikkeriget, che oggi distribuisce in tutta Europa una quarantina di birrifici, prevalentemente americani.
Nel 2010, emulando il proprio fratello, Jeppe ha lanciato la propria beerfirm in Europa, appoggiandosi soprattutto ai birrifici Fano e Amager (Danimarca) e De Molen (Olanda); il progetto, partito quasi “per gioco” con la realizzazione della Soft Dookie LINK, diventa molto più serio dopo l’uscita del Blabaer Lambik, che Cantillon produce in esclusiva per l’Ølbutikken e che genera un grosso “hype” tra i beer geek e fa conoscere il nome Evil Twin anche oltreoceano: l’importatore americano 12 Percent Imports lo contatta e gli commissiona circa 20.000 litri di birra da vendere negli Stati Uniti. Da allora l’80% della produzione Evil Twin viene destinata all’America, e a Jeppe viene sempre frequentemente richiesto di partecipare a serata, eventi, collaborazioni dall'altra parte dell'oceano.
Nel 2011 prende allora la decisione di trasferirsi definitivamente a New York (dove ha sede la 12 Percent Imports) con moglie, figli e qualche valigia al seguito: ha un mese di tempo per trovare un appartamento, prima che arrivi il container con dentro l’arredamento e gli altri effetti personali che si è fatto spedire.
A Brooklyn viene anche coinvolto come consulente per il bar Tørst e l'adiacente ristorante Luksus, il primo con una grande selezione di spine ed il secondo con un'ottima carta delle birre. Nel frattempo Jeppe si appoggia anche ad alcuni birrifici americani far per produrre le sue birre in loco, aumentando i volumi e riducendo i costi d’importazione dall'Europa: vengono coinvolte Westbrook Brewing (South Carolina) and Two Roads Brewing (Connecticut).
E dopo questo breve riassunto della carriera professionale del “fratello cattivo” di Mikkeller, è il momento di bere.
Ashtray Heart, un “cuore-portacenere”, ovvero una robusta smoked porter di colore marrone scurissimo, quasi nero, che forma un dito di schiuma nocciola, cremosa ma molto poco persistente. Al naso netta l’affumicatura, con sentori di cenere e di pancetta che tendono a coprire quasi tutto e a lasciare pochissimo spazio, in sottofondo, a delle sfumature di caffè macinato e cacao amaro. Il benvenuto aromatico non è particolarmente entusiasmante o elegante, ma per fortuna c’è un netto miglioramento in bocca, con un’ottima intensità fatta soprattutto di caffè e liquirizia e una lieve presenza di carne affumicata e di salmastro. Le tostature sono intense ed eleganti, la chiusura è acidula di caffè con un lungo retrogusto di liquirizia, orzo tostato, affumicato ed un leggero tepore, unica avvisaglia della presenza di alcool, altrimenti molto ben nascosto. Il corpo è medio, la carbonatazione medio-bassa, con una consistenza oleosa ed una pulizia lontano dall’essere esemplare; una sostanziosa ma docile porter affumicata che si beve con discreta soddisfazione ma senza grosse emozioni, se non un pochino di noia.
Formato: 35.5 cl., alc. 8.9%, imbott. 05/05/2014, pagata 4.00 Euro (beershop, Italia)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento