Pizza, birra e sport in TV: sembra un banale luogo comune ma sono gli elementi che hanno decretato il successo della famiglia Hadjis (George, Dora e John) che nel 1991 ha inaugurato a Del Mar, in California, il ristorante Oggi’s Pizza (il riferimento all’italiano è ovviamente voluto). Per differenziarla dalle altre pizzerie, nel 1995 viene installato al centro del locale un microbirrificio a vista per dissetare i clienti; la “craft beer” sta lentamente prendendo piede nella contea di San Diego e la mossa si rivela vincente al punto che nel 2002 viene deciso di creare una seconda società destinata esclusivamente alla produzione della birra. A San Clemente, quaranta miglia più a nord sulla costa del Pacifico, nasce la Left Coast Brewing Company i cui impianti, affidati al birraio Randal Dilibero proveniente da Lagunitas, hanno lo scopo di sia di produrre le birre a proprio marchio che di rifornire le varie succursali di Oggi’s che sono via via state aperte.
3500 i barili prodotti nel primo anno grazie al lancio delle prime tre Left Coast: la Double IPA Hop Juice, la Voo Doo Stout e la Trestles IPA. Il business si è espanso e Oggi’s Pizza, che lo scorso ottobre ha festeggiato i 25 anni d’attività, è divenuto un franchising con 17 punti vendita in tutta la California; due sedi (Mission Valley e Carmel Mountain Ranch) ancora si autoproducono la birra con il proprio microimpianto. In ogni Oggi’s troverete almeno otto birre fisse più due a rotazione stagionale; le nuove aperture prevedono invece un’offerta di 26 spine; Oggi’s è divenuta anche la pizza “ufficiale” della squadra di baseball dei San Diego Padres, di quella di football (NFL) dei San Diego Chargers e degli Arizona Coyotes (hockey su ghiaccio, NHL).
Left Coast dispone attualmente di un impianto da 30 barili, produce circa 9000 barili ogni anno; la Double IPA Hop Juice è ancora la birra più venduta, ma la gamma tocca praticamente quasi tutti gli stili brassicoli ed è anche attivo un programma di invecchiamenti in botte. Numerose le medaglie d’oro ottenute alle varie edizioni della World Beer Cup e del Great American Beer Festival; alla World Beer Cup del 2004 il birrificio ha anche vinto il premio di Small Brewing Company of The Year.
La birra.
La minacciosa etichetta ideata dallo studio Magnetic Creative di Temecula (California) introduce un'imperial stout quasi “delicata” per gli standard americani: 8.5% l'ABV, cha sale però a 10 nelle varianti passate in botte. E’ la Voo Doo di Left Coast, una delle birre con la quali il birrificio di San Clemente ha debuttato quindici anni fa; Simcoe e Cascade i luppoli utilizzati in una birra dove però il palcoscenico è completamente dominato dai malti e dalle loro tostature.
Nel bicchiere è quasi nera, mentre piuttosto modesta è la quantità di schiuma color beige che si forma: cremosa e compatta, ha una discreta persistenza. Caffè e tostature dominano l'aroma, la cui intensità é un po' dimessa; in sottofondo accenni di tabacco e cioccolato amaro a completare uno scenario semplice ma pulito. Parte invece senza indugi il gusto, che dispensa da subito caffè e tostature in grande quantità; il mouthfeel è denso e oleoso, con un corpo medio e poche bollicine a costruire un'imperial stout che dal punto di vista tattile sembra molto più dell'ABV dichiarato. Il gusto rispetta la semplicità dell'aroma, peccando un po' di eleganza nella sua opulenza torrefatta; a sostenerla ci provano un tocco di caramello bruciato e qualche estero fruttato (prugna?) con una chiusura ben luppolata che riesce comunque a ripulire il palato. Retrogusto, senza che ci sia bisogno di dirlo, in balia di caffè e tostature, con un lieve alcool warming a riscaldare la serata.
Nera di colore e di fatto, amara da capo a coda: monodimensionale ma intensa, per gli amanti delle intese tostature e del caffè. Per chi ama invece imperial stout più equilibrate, meglio cercare altrove.
Formato: 35.5 cl., alc. 8.5%, IBU 38, lotto e scadenza non riportati, prezzo indicativo 4.00/5.00 Euro (beershop).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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