Di Hoppebräu vi avevo già parlato qualche anno fa, in occasione della Vogelwuid IPA; il progetto è di Markus Hoppe è un giovane birraio tedesco nato a Waakirchen, a pochi chilometri di distanza dal lago Tegernsee, nella Baviera meridionale; dopo l'apprendistato presso Maxlrainer inizia a lavorare per Joh Albrecht, produttore d'impianti, come responsabile per l'installazione e l'avviamento dell'impianto della Flying Dodo Brewing Company, all'isola di Mauritius. Ritornato in Germania nel 2013, Markus apre la Hoppebräu: le ricette vengono sperimentate e messe a punto su di un piccolo impianto nel garage della propria casa, per poi essere realizzate su "grande" scala presso altri birrifici, che tuttavia non vengono resi noti.
Oltre alla Vogelwuid IPA, la gamma Hoppebräu si completa con la Fuchsteufelswuid Imperial IPA, l'amber ale Wuidsau, la Vienna Wuida Hund e la Pale Ale Wuide Hehna Session IPA; l'ultima nata è la imperial stout PX, invecchiata in botti di Pedro Ximénez; viene rilasciata a novembre 2015 giusto in tempo per riscaldare i bevitori nel corso delle festività natalizie. Solo 1400 bottiglie prodotte nel formato da 25 centilitri; curiosamente, immagino per evitare problemi legali derivanti dall'uso del nome del vitigno/vino spagnolo, in etichetta viene riportato il nome Petro Ximenenz.
La birra.
Quasi nera, lascia intravedere nel bicchiere sfumature di colore ebano scuro; la schiuma è piuttosto modesta e grossolana, molto rapida nel dissiparsi all'interno del bicchiere. Al naso risulta subito una forte "botta" etilica che quasi spaventa chi avvicina le narici al bordo del bicchiere: pian piano emergono note di legno e di carne, cuoio, un'accenno affumicato e una netta ossidazione (cartone bagnato). Uno scenario tutt'altro che invitante ad anticipare un gusto che non migliora di molto la situazione: tanto, troppo alcool a rendere difficoltoso persino il sorseggiare, con i venticinque centilitri di birra che sembrano non finire mai. L'elevata componente etilica non è affatto supportata dal corpo e dalla complessità dei sapori: c'è sopratutto liquirizia, qualche ricordo lontano di tostature, caffè e, ancora più remoto, di sherry e legno. L'ossidazione regala una netta astringenza finale, la gola quasi brucia d'alcool, nella bevuta sembra a tratti emergere un accenno di salmastro: poca birra, quasi un distillato di liquirizia. Al di là del discutibile passaggio in botte, quello che qui mancano sono le fondamenta, ovvero la birra di partenza.
Formato: 25 cl., alc. 11.4%, IBU 42, lotto 623/1400, imbottigliata 21/11/2015, 8.00 Euro (beershop, Germania)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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