Una parte della craft beer vive di facili entusiasmi e di mode che consumano una novità dietro l’altra a ritmo sempre più veloce. La domanda alla quale i birrifici di tendenza sono chiamati a rispondere non è “che cosa c’è di buono?” ma “che cosa c’è di nuovo?”. Leggere varianti della stessa ricetta, limited edition e collaborazioni con altri birrifici sono lo strumento ideale per soddisfare le richieste del mercato e, contemporaneamente, guidarne le tendenze: nuove belle etichette, meglio se appiccicate su di una lattina, ed il prodotto è servito.
Fortunatamente non tutta la birra è questo, ma è innegabile che questo muova una buona parte di business: i social network sono lo strumento ideale per propagare rapidamente le nuove birre generando subito la corsa all’acquisto da parte di chi vuole seguire la moda. In Europa ancora non abbiamo raggiunto alcuni eccessi della scena craft statunitense, nella quale centinaia di persone si mettono in coda davanti ad un birrificio la notte prima della release di una nuova birra. O pagano persone (i “muli”) per farlo. Spesso acquistano birre che neppure berranno solamente per venderle a prezzi maggiorati sul mercato secondario.
Non è dunque questo quello che è accaduto all’uscita di una delle ultime birre del birrificio inglese Northern Monk: l’entusiasmo dei beergeeks sui social network ha tuttavia contribuito a farne esaurire rapidamente le scorte in tutta Europa e anche l’Italia, nel suo piccolo, ha in parte contribuito. Del progetto Patrons Project di Northern Monk avevamo già parlato in questa occasione, così come del festival Hop City che il birrificio di Leeds organizza ogni anno.
Ed è proprio all’ultima edizione di questo festival che si è materializzata questa collaborazione a sei mani chiamata Infinity Vortex: tra gli invitati alla Hop City 2018 vi erano infatti i birrifici americani Other Half ed Equilibrium. Northern Monk ed Other Half avevano già collaborato nel 2017 realizzando con ciliegie e caffè l’imperial porter Leeds Lurking ma questa volta vogliono produrre qualcosa di luppolato. Nasce così la una DDH IPA (ovviamente New England style) nella quale sono protagonisti luppoli Citra (30 g/l), El Dorado e Cashmere. La splendida etichetta è realizzata dall’artista di strada polacco Tankpetrol che aveva già lavorato alla grafica della IPA Projects 2.03 City of Industry.
La birra.
Protocollo New England / Juicy rispettato: nel bicchiere ricorda un torbido succo e di frutta e la schiuma, un po’ scomposta, è rapida a dissolversi. L’aroma è fresco ed esplosivo ma come spesso accade con queste birre l’eleganza lascia un po’ a desiderare: c’è comunque quanto basta per restare piacevolmente sorpresi. Tanto ananas, un po’ di mango, forse passion fruit, pompelmo zuccherato. Al palato c’è quella sensazione chewy (masticabile) tipica delle NEIPA: morbida al palato, poche bollicine, gradevole ma ovviamente un po’ penalizzata per quel che riguarda la scorrevolezza. La bevuta è perfettamente coerente con l’aroma, un succo di frutta all’ananas nel quale fa capolino un po’ di mango e di pompelmo; nel finale c’è un amaro resinoso di breve durata, ma dall’intensità un po’ superiore a quello solitamente riscontrato nelle NEIPA. E’ qui che viene a galla qualche problemino, con qualche nota vegetale che “raschia” un pochino in gola mescolandosi al lieve tepore etilico (7.4%). Niente di drammatico, sia chiaro, ma impossibile negarne la presenza.
Questa Infinity Vortex anglo-americana non suscita in me grandi entusiasmi ma è indubbiamente un’ottima bevuta se siete amanti dello stile: pulizia ed eleganza non sono encomiabili ma ho sinceramente visto molto di peggio in questo tipo di birre. Facile da bere, o meglio da sorseggiare, ma non al livello di alcune NEIPA americane che mi è capitato di bere recentemente: quelle di Old Nation e proprio quelle di Equilibrium coinvolto anche in questa ricetta.
Formato 44 cl., alc. 7.4%, lotto SYD 116/117, scad. 01/08/2018, prezzo indicativo 8.00-9.00 euro (beershop).