Continuiamo il "viaggio" tra i nuovi birrifici di Londra, bussando questa volta alle porta della Moncada Brewery, aperto ad Agosto 2011 in Conlan Street, Ladbroke Grove, zona Nord Ovest, su un'immaginaria linea diagonale che dal centro della city porta allo stadio di Wembley. Tecnicamente siamo nel Royal Borough of Kensington and Chelsea, ad un chilometro e mezzo dal quartiere di Notting Hill e dal famoso mercato di Portobello Road. Moncada è Julio Moncada, un argentino di 35 anni che ha aperto questo nuovo microbirrificio assieme alla moglie Eleonora, greca, ed all'aiutante-birraio Sam Dicksion. Entrambi arrivati a Londra per studiare, Eleonora è microbiologa mentre Julio, dopo un timido approccio con il design industriale, studia cucina ed inizia a lavorare come cuoco in diversi ristoranti per fare esperienza. Un giorno (era il 2001) viene incuriosito dalla visione di una "handpump" in un pub inglese; chiede al publican di potere provare e rimane "folgorato" dall'assaggio di una real ale in cask. Un mondo di profumi e di sapori mai provati gli si apre davanti, incuriosendolo al punto di iniziare con l'homebrewing. L'incontro con Eleonora porta anche la nascita di un figlio, rendendo difficilmente sopportabile l'intenso lavoro da sedici ore al giorno al ristorante. Inizialmente intende aprire un negozio di specialità alimentari, con magari un piccolo impianto di produzione di birra annesso da somministrare ai propri clienti. Inizia allora a frequentare i corsi al Brewlab di Sunderland (prima tre giorni, poi tre settimane ed infine tre mesi) e, una volta terminati, comunica alla moglie la decisione di non aprire più un negozio di "delicatessen" ma un birrificio. Eleonora non è molto entusiasta, ma dopo una lunga opera di persuasione accetta di mettere il suo background di microbiologa al servizio della produzione di birra. Una bitter, una blonde ed una amber ale segnano il debutto di Moncada, che avviene alla London Brewer Showcase del 22 Ottobre 2011. Birre sostanzialmente tradizionali, in contrasto con la maggior parte delle produzioni dei birrifici di Londra, spesso IPA infarcite di luppoli esotici. Lo studio del brand e del logo, molto ben curato, viene affidato alla Yardpartners. Birrificio di recente apertura, quindi, e birraio con ancora poca esperienza che sta affinando le proprie capacità in ititnere; tutti fattori che ci sembra di aver "ritrovato" in questa bottiglia di Notting Hill Blonde che abbiamo assaggiato. Bottle conditioned, dal bel color oro, velato, che forma due dita di schiuma bianca, abbastanza fine e cremosa. Il naso non brilla particolarmente di fresco, c'è qualche leggero off-flavor (stantio) e deboli sentori di agrumi, soprattutto arancio, cereali, accenni di miele. Un po' meglio in bocca; session beer (4.2%) leggera e moderatamente carbonara, watery quanto basta; base di malto (pane/cereali) quasi impercettibile, un po' di frutta a richiamo dell'aroma, chiusura amara-ma-non-troppo di scorza di limone e lemon grass, Una golden ale sufficiente, che disseta e rinfresca senza tuttavia brillare né per l'intensità né per la pulizia del gusto. Impressione ovviamente limitata alla bottiglia in questione, che rappresenta sino ad ora il nostro unico punto di riferimento di questo nuovo birrificio. Formato: 50 cl., alc. 4.2%, scad. 18/11/2013, pagata 4.54 Euro (beershop, Inghilterra).
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