Oggi sarò un po' più lungo del solito, e non sarà una semplice "bevuta", ma tre.
La cosiddetta “birra artigianale” è cara ? Se al bancone di un bar o al tavolo di una birreria il prezzo di una “pinta d’artigianale” e di una “industriale” sono abbastanza simili, la differenza del prezzo in bottiglia, che sia negozio o supermercato, è davvero evidente. La “fantozziana” Peroni ghiacciata da 66 cl. viaggia alla media (grande distribuzione) di 2 euro al litro e dintorni; i supermercati offrono sempre più spesso anche una piccola selezione di “artigianali", e nella migliore delle ipotesi ve la caverete con 7-8 Euro al litro. Ma il prezzo col quale dovrete normalmente fare i conti per l’acquisto di “birra artigianale”, tra beershop, enoteche e rivenditori vari, nella maggioranza delle ipotesi, è tra i 10 ed i 15 Euro al litro, con qualche escursione verso i 20 Euro ed oltre per alcune birre “speciali” o particolarmente elaborate.
Nessuno si sogna di paragonare il gusto di un’artigianale ben fatta (perché può capitarvi di pagare 7-10 Euro anche per una bottiglia di “porcheria artigianale”, sia chiaro) con quello di un’industriale filtrata, pastorizzata e sempre uguale a se stessa. E credo che tutti siano disposti a pagare “di più” per bere un prodotto di qualità. Resta da capire se la differenza (x4, x5, x6 etc etc) sia giustificata o no.
C’è chi sostiene di si e c’è chi sostiene di no: del resto, se negli ultimi anni sono spuntati birrifici e beerfirm come funghi (oltre 700, al momento) e se anche diverse aziende vinicole o distributrici di bevande hanno commissionato a qualche birrificio una birra artigianale da vendere poi con il proprio nome, evidentemente è una fetta di mercato che “tira” e nella quale ci sono buoni margini di profitto e buone prospettive di ulteriore crescita, tanto che alcuni microbirrifici si sono già ingranditi ed altri si stanno ingrandendo. Chiariamo subito che io sto parlando del prezzo che paga il consumatore finale; può darsi che gran parte della fetta di margine se la mangino distributori e rivenditori, ed i produttori debbano accontentarsi delle briciole: non ho dati in mano per lanciare "accuse" o proclami. Al tempo stesso si parla da tempo di "birra artigianale" come di una "bolla" destinata presto ad esplodere e a portarsi via i meno meritevoli o i meno bravi a vendersi: può darsi, ma ciò non è ancora successo.
E’ da quando m’interesso di “birra artigianale” che sento dire che i prezzi sono destinati a scendere, grazie all’aumento dei volumi di produzione, ai gruppi di acquisto che i microbirrifici avrebbero formato, all’ammortamento degli investimenti iniziali. Non mi pare che ciò sia ancora accaduto; anzi, sono arrivate le birre “one shot”, le collaborative e le barricate, che hanno spesso fatto alzare l’asticella del prezzo - e dei margini ? - ancora un po’. E lo Stato Italiano ha fatto la sua parte, con IVA ed accise: ma questa è un'altra storia.
Siamo in estate, e immaginate di dover fare una grigliata all’aperto con alcuni amici, magari guardando assieme una partita dei mondiali di calcio, anche se la Nazionale ha già fatto le valigie. Immaginate di voler accompagnare il tutto con della buona birra, dissetante e facile da bere. Diciamo che per l’occasione vi servirebbero una dozzina di “trentatrè centilitri”. Al costo medio di 4,00 Euro a bottiglia, vi servono praticamente 50 Euro per dodici “artigianali”, gustose, profumate, dissetanti: l’esborso economico è notevole, direi quasi insostenibile. Orientatevi su 12 bottiglie o lattine industriali, o da “discount”, e ve la cavate con meno di una decina di euro. Possibile quindi che non ci siano alternative all'industriale ghiacciata et similia per queste occasioni, o da mettere nel frigo portatile per una giornata al mare o in montagna? La “birra artigianale” a causa del suo costo rimane rilegata ad una forma di bevuta "molto" responsabile, che consiste nel potersi concedere al massimo un paio di bottigliette nel corso di una serata?
Da qualche tempo sono apparse in un noto discount (tedesco), alcune bottiglie di "birra artigianale", commissionate dalla Target 2000 di Riccione (rappresentante e distributore di birre per la GDO) e prodotte dal birrificio Amarcord di Apecchio (PU). Non è una novità: da diversi anni Target 2000 distribuisce in altri discount
la gamma Lucilla (La Bionda e La Rossa), anche questa etichettata come "birra artigianale". Ma c'è un'importante differenza: mentre le Lucilla sono una generica "bionda" ed una "rossa", stavolta si fa chiaramente riferimento a degli stili, a delle conoscenze che solo chi ha un certo livello di conoscenza/cultura birraria può cogliere. In etichetta non si fa solo riferimento al colore dei capelli di una ragazza chiamata Lucilla, ma si parla di "Golden Ale", "Amber Ale, "Pale Ale"; ammetto serenamente che non sarei stato in grado di capire queste etichette una decina di anni fa, e mi sarei sicuramente orientato all'acquisto di una semplice "bionda". Ciò non toglie che anche chi di birra non sa nulla arrivi ad acquistarle casualmente, magari perché gli piace l'etichetta (
mai sottovalutare l'influenza dell'aspetto estetico); ma chi l'ha commercializzata ha chiaramente voluto indirizzarsi per lo meno ad un "
bevitore erectus", che abbia una minima cultura birraria.
Ma la cosa più interessante, di queste tre birre, è senza dubbio il prezzo: siamo intorno ai 4.50 Euro al litro.. non alla bottiglia da 33 cl. ! Prezzo basso e birra artigianale buona, servirebbero 18 Euro per comprare la dozzina di bottiglie di cui sopra. E' finalmente possibile sdoganare la "birra buona" (artigianale) e renderla un prodotto anche "popolare" da bere in grandi quantità senza doversi prosciugare il portafoglio e senza doverla far ruotare nei Teku? Vediamo allora come sono queste tre birre "artigianali" del discount.
La Golden Ale (5.8%) si chiama Arcana ed è dorata e limpida; bella la "testa" di schiuma che forma, bianca e cremosa, anche se poco persistente. L'aroma è abbastanza dimesso: qualche lieve sentore di miele, pane e di agrumi, diacetile. Lo stesso scenario viene riproposto anche in bocca: poca intensità, note di pane e di crackers, miele, qualche ricordo di agrumi, una lievissima nota metallica ma soprattutto una netta presenza di diacetile che "imburra" tutto il palato lasciandolo abbastanza appiccicoso. Finisce abboccato, con una presenza amaricante quasi impercettibile; è leggera e dalla carbonazione medio-bassa, ma purtroppo delude in quella che dovrebbe essere una delle sue caratteristiche principali, citando le linee guida del
BJCP (
"drinkability is a critical component of the style") o del
Camra. Non riesce né a dissetare, né a rinfrescare, lasciando la bocca impastata dopo ogni sorso. Meglio berla abbastanza fredda (5-6°) per limitare un po' l'effetto diacetile. Peccato.
Passiamo alla Italian Amber Ale (5.2%), che fa un ulteriore passo in avanti verso chi "conosce" la birra; nel retro etichetta sono infatti riportati gli ingredienti. Malti Pilsner, Caramel Dark, Aromatic e Chocolate; luppoli Magnum, Willamette e Centennial, con dry-hopping di Galaxy e Cascade. Il colore è ambrato, anch'esso limpido, e la schiuma biancastra, abbastanza fine e cremosa, ha una discreta persistenza. Il naso evidenzia una notevole sstanchezza, con profumi molto poco freschi: caramello, marmellata d'agrumi, qualche nota metallica. Ovviamente anche in bocca questa Amber Ale è tutt'altro che fragrante, ma c'è invece una buona intensità; caramello, marmellata d'agrumi, un po' di metallo, qualche nota di biscotto e terrosa. Anche qui diacetile, ma abbastanza lieve e tutto sommato sopportabile, con un finale poco secco ma un retrogusto amaro abbastanza intenso (anche se non particolarmente elegante) tra il vegetale ed il terroso. Il corpo è tra il medio ed il leggero, poche bollicine, consistenza acquosa ma la bevuta risulta un po' pesante. Gli elementi giusti ci sarebbero, la birra ti fa persino fare il ruttino al "Cascade", ma la poca fragranza ne penalizza la bevuta.
Chiudo con la IPA, volutamente ambigua: si tratta di una IPA italiana, o di una Pale Ale Italiana? Pilsner, Vienna e Caramel Dark i malti; Magnum, Chinook, Centennial ed Ahtanum i luppoli, con lo stesso dry-hopping (Cascade e Galaxy) della "Amber". Dorata e limpida, bene la schiuma: fine e cremosa, dalla buona persistenza. Discreta intensità al naso (marmellata di agrumi, pompelmo, frutti di bosco rossi, resina) ma molta poca freschezza. L'ingresso in bocca non è molto pulito; il gusto parla di marmellata d'agrumi, lieve caramello, biscotto al burro, con un'accelerazione amara che a metà bevuta porta resina e pompelmo. L'intensità è buona, latita invece l'eleganza ed il lungo finale amaro risulta alla fine abbastanza sgraziato e poco gradevole. Poco secca, lieve presenza di metallico e di diacetile, ha corpo e carbonazione media, ma risulta anche lei un po' "pesante" in bocca come la sorella ambrata.
Sono tre birre abbastanza stanche, bel lontane dall'essere fragranti e profumate; non è impressa la data d'imbottigliamento, quindi non conosco la loro "età". E può anche darsi che ci sia la colpa di uno stoccaggio non proprio ottimale, magari a temperature elevate, che ha dato il colpo di grazia a delle birre molto più luppolate (e quindi più delicate) di quelle che normalmente i discount tengono in magazzino. Bisognerebbe aver l'occasione di provarle appena imbottigliata, per fare la controprova. Dopo tutto, trovo la loro (non) freschezza non molto diversa da molte birre luppolate che vengono importate dagli Stati Uniti, arrivano sugli scaffali italiani spesso bollite e stanche, e vengono vendute a tutt'altro prezzo. Il confronto con una birra "artigianale/di qualità", fresca ed in forma, è invece ancora improponibile.
Il prezzo (discount) rimane la loro vera attrattiva, che potrebbe far passare sopra anche ai loro difetti; se le trovassi per lo meno "fresche", credo che non avrei alcun dubbio nel ripetere l'acquisto per le occasioni in cui ho bisogno di acquistare 6-7 birre da bere senza fronzoli e senza svuotare il portafoglio.
Personalmente "voglio già bene" a queste birre, e spero che col tempo si riescano a migliorare dal punto di vista qualitativo per poter dare ai birrofili italiani quello che ancora manca e che è invece possibile in moltissimi altri paesi. Riuscissero poi anche a portarle dentro ad una lattina, sarebbe perfetto.
C'è bisogno della "confezione da sei" a 10-12 Euro, da portare in spiaggia o alle grigliate senza dover spendere 25-20 Euro; vanno bene tutte le altre "artigianali", vanno bene le birra al mosto d'uva e le barricate, ma c'è (soprattutto) bisogno di qualche birra "da battaglia" che non deve necessariamente essere un blanda lattina di birra industriale.
E se a Bolzano ci riescono già, possibile che in tutto il resto d'Italia rimanga ancora un'utopia?
Arcana: formato 50 cl., alc. 5.8%, lotto 1071402, scad. 17/07/2015, pagata 1,79 Euro
Italian Amber Ale: formato 33 cl., alc. 5.2%, IBU 30, lotto 1191401, scad. 29/05/2015, pagata 1.49 Euro
Italian Pale Ale: formato 33 cl., alc. 6.1%, IBU 40, lotto 1201401, scad. 01/08/2015, pagata 1,49 Euro
Tutte al discount, Italia.