Risalgono al diciassettesimo secolo notizie sull’esistenza di un luogo di pregheria nel piccolo villaggio di Achel, nel Limburgo belga, a pochi chilometri dal confine olandese: la comunità di monaci eremiti venne però spazzata via dal vento della Rivoluzione Francese e fu solamente nel 1838 che l’abate della non lontana abbazia di Westmalle decise d’acquistare i ruderi del convento per ristrutturarlo affinché nel 1845 potessero insediarsi alcuni monaci provenienti da Merseel. La neonata comunità dell’Achelse Kluis (il rifugio di Achel) praticò agricoltura, pastorizia e produzione di prodotti caseari, acquistando inizialmente all’esterno la birra destinata al proprio consumo; fu solo nel 1850 che venne autorizzata la costruzione di una malteria e di un birrificio all’interno dell’abbazia, con l’acqua che tramite una condotta sotterranea fu fatta arrivare dal torrente Tongelreep: nacque la Patersvaatje (12°P) una birra che secondo quanto si può ricostruire dalle vecchie “cartelle esattoriali” veniva realizzata una volta al mese.
La produzione, destinata solo al consumo interno, fu interrotta con la prima guerra mondiale quando i tedeschi sequestrarono e smantellarono gli impianti in rame utilizzandoli come materia prima per l’industria bellica; la seconda guerra mondiale portò nuovamente all’esodo dei monaci che riuscirono a rientrare solo nel 1946, anno in cui iniziarono i restauri del monastero di Sint-Benedictusabdij de Achelse Kluis. Le risorse economiche non permisero la ricostruzione del birrificio e la comunità continuò a dedicarsi ad agricoltura e allevamento sino a quando le fu possibile; l’invecchiamento anagrafico dei monaci, che non riuscivano più a reggere i ritmi del lavoro nei campi, e la mancanza di giovani risorse che potessero sostituirli imposero di trovare fonti alternative di reddito. Si tornò a pensare alla birra e in assenza di impianti produttivi nel 1976 il “mitico” Pierre Celis fu incaricato di produrre la “Trappistenbier De Achelse Kluis” poi rinominata “Sint Benedict - Trappisten Abdij”, una birra scura dal contenuto alcolico del 6.5%. Curioso come il “Kluis” contenuto nel nome originale non si riferiva al monastero “Achelse Kluis” ma al nome del birrificio di Celis, ovvero la Brouwerij De Kluis, aperta nel 1966. Nel 1985 un incendio agli impianti di Celis decretò la fine della collaborazione, ed i monaci si rivolsero al birrificio Sterkens che produsse sino all’inizio degli anni ’90 la Kluyserbier (6.4% ABV) poi sostituita dalla “’t Paterke” realizzata sino al 1995 dalla Brouwerij De Teut di Neerpelt. E’ soltanto nel 1998 che la produzione di birra ripartì dentro le mura del convento, grazie al mezzo milione di dollari ricavato dalla vendita di alcuni terreni circostanti; nacque così quello che allora era il più giovane birrificio trappista, la Brouwerij der Trappistenabdij De Achelse Kluis, nel cui bar era possibile assaggiare le birre e dare una sbirciata agli impianti al di là di una parete di vetro.
Sino ad allora ai monaci di Achel era permesso bere una Westmalle Dubbel al giorno e a guidare i primi passi del birrificio viene chiamato proprio da Westmalle Padre Thomas che assieme al birraio Marc Knops redige le ricette per le prime tre birre di Achel, disponibili inizialmente solo in fusto: Blond 4, Bruin 5 e Blond 6. Con il tempo rimasero in vita solo la Blond 5 e la Bruin 6. In aiuto di Padre Thomas, le cui condizioni di salute non gli consentivano più di supervisionare la produzione, arriva da Rochefort nel 2001 Padre Antoine; assieme a Knops redigono le ricette di due birre più alcoliche per soddisfare la richiesta di un mercato che, oltre ai fusti, reclamava anche le bottiglie. Sulla base di una Tripel che Knops già produceva per la Corporazione dei Birrai della Grand Place di Bruxelles nasce la Achel Blond 8 e l’esperienza di Padre Antoine con le “scure” di Rochefort fa nascere la Achel Bruin 8.
Nel 2002 Knops e Padre Antoine realizzano in occasione delle festività natalizie una potente Strong Dark Ale (9.5%) chiamata semplicemente Extra e decidendo poi – a furor di popolo bevitore – di metterla in produzione tutto l’anno. Inizialmente ci fu un po’ di confusione in quanto sembra che un distributore olandese avesse commercializzato il primo lotto di Extra cambiandole il nome nel poco monastico “De Drie Wijzen”, ovvero i tre saggi, con riferimento ai Re Magi; l’ultima nata in casa Achel è la Blond Extra (9.5%), che dal 2010 affianca la sorella “bruna”.
La produzione è oggi completamente affidata allo stakanovista Marc Knops aiutato dal birraio Jordy Theeuwen, con la supervisione - requisito fondamentale per poter ricevere il logo di "birra trappista" - di Padre Jules, l’unico tra i sei monaci (60-80 anni di età) rimasti ad Achel ancora coinvolto nella produzione della birra; come i monaci di Westvleteren, anche quelli di Achel utilizzano lievito fresco che viene prelevato in giornata da Westmalle.
La Extra Bruin (9.5% ABV) di Achel dovrebbe condividere buona parte degli ingredienti delle altre sorelle scure minori, Bruin 5 ed 8, ma in quantità ovviamente maggiore: malti Pilsner e Dingemans Roost 900 (un Chocolate), zucchero caramellato, luppolo in coni Saaz acquistato da Westmalle.
La sua tonaca di frate è assolutamente inappuntabile e splendida, impreziosita da venature ambrate e rosso rubino; la schiuma è "golosa" e abbastanza compatta, molto cremosa, dalla buona persistenza. Il naso, pulitissimo, regala un dolce bouquet composto da mela, uvetta e prugna/datteri, zucchero candito, ciliegia, una delicata speziatura e qualche accenno di banana matura; in sottofondo frutti di bosco, sentori di vino liquoroso, caramello, frutta secca. Un caldo e morbido abbraccio avvolge subito il palato con note di biscotto, uvetta e prugna, frutti di bosco, caramello, zucchero candito, una lieve speziatura; a bilanciare il dolce contribuiscono la sostenuta carbonazione, qualche sfumatura aspra di frutti rossi ed una delicata acidità; chiude con una lieve nota luppolata terrosa e qualche accenno di cioccolato e frutta secca, prima di coccolare il bevitore con un retrogusto caldo, delicatamente ricco di frutta sotto spirito.
Facile da leggere e assolutamente non impegnativa da bere, la generosa bottiglia (75 cl.) di Extra Bruin si può affrontare in solitudine nel corso di una soddisfacente serata; benché ottima, si colloca qualche gradino sotto le altre grandi trappiste Westvleteren 12 e Rochefort 10, ma questo non può essere assolutamente una scusa per non provarla.
Formato: 75 cl., alc. 9.5%, scad. 01/06/2017, 6.05 Euro (drink store, Belgio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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