Eccoci ad un altro episodio di beer-hunting in terra tedesca tra nuovi produttori o birrifici ancora poco conosciuti che stanno rapidamente prendendo parte alla “craft bier revolution” tra – bisogna ammetterlo – alti e bassi.
Oggi partiamo da Monaco di Baviera dove ha sede la beerfirm Hopfmeister Braumanufaktur fondata nella primavera 2015 da Marc Gallo titolare della agenzia di grafica/design “Gallo Design”. Diplomato (o diplomando) Beer Sommelier, Gallo (43 anni) aveva inizialmente in cantiere di offrire solamente i suoi servizi grafici ai birrifici, ma è poi rapidamente passato alla fondazione di una beerfirm. Le etichette sono senz’altro pulite e ben eseguite, ma non riportano nessuna indicazione su dove la birra venga concretamente prodotta e neppure l’esaustivo database di Ratebeer è utile a svelare il segreto. Quattro sono al momento le proposte di Hopfmeister: la kellerbier “Franz Josef”, la Hefeweizen (o American Wheat?) Gipfel Glueck, la IPA Road Trip e la Surfers Ale, una Golden Ale che dedicata ad un’altra delle sue passioni, il surf sul fiume Eisbach a Monaco. Tutte le birre, da quanto ho capito, sono caratterizzate dalle generose luppolature extra-europee.
La birra.
Road Trip (Irish Edition) è una India Pale Ale che l’etichetta descrive come “ispirata all’Irlanda”, e non chiedetemi che cosa significhi; i luppoli utilizzati sono Zeus, Cascade, Centennial, Amarillo e Simcoe.
La fotografia non rende molta giustizia al colore; non è certamente una IPA dorata, ma neppure una Brown Ale: rimane ambrata, con riflessi arancio e schiuma biancastra molto fine e compatta, cremosa, dall'ottima persistenza. La bottiglia è di settembre 2015 e mi prendo la colpa per averla fatta aspettare un paio di mesi in frigorifero dal giorno dell'acquisto: la freschezza è un lontano ricordo, ma l'aroma non è ugualmente molto pulito. L'intensità è modesta ed accanto al pompelmo e agli aghi di pino c'è il caramello mescolato a qualche reminiscenza tropicale. Al palato la carbonazione molto bassa le toglie ulteriormente vitalità, mentre il corpo è medio: in una classica interpretazione di "IPA 1.0", se mi passate il termine, la bevuta è giocata sul dolce di biscotto e soprattutto caramello, con qualche ricordo di frutta tropicale, a bilanciare l'amaro resinoso e terroso, che suggerisce anche la frutta secca ed accenna il pane tostato. Non ci sono le succose trame fruttate che vanno tanto di moda oggi, i sei mesi passati in bottiglia non l'aiutano a brillare ma certo è che questa bevuta si protrae con sufficienza e parecchia noia, mentre pulizia ed eleganza sarebbero molto migliorabili.
Da una beerfirm di Monaco spostiamoci di 90 km a nord-est ad Essenbach, dove lo scorso anno ha aperto i battenti il microbirrificio Zombräu, al cui timone ci sono Tobias Merches e Bastian Merches, homebrewers dal 2010 con un upgrade dalle pentole all’automatico del Brumas BrauEule II. Tobias, il birraio venticinquenne, ha alle spalle gli studi all’Univeristà di Weihenstephan e un periodo di apprendistato da BrewDog. Ad inizio 2013 il primo lotto pilota della loro IPA viene prodotto presso gli impianti della Giesinger di Monaco, dalla quale i due hanno anche acquistato parte dei vecchi impianti dismessi e rimpiazzati dai nuovi. Nel 2014 in un ex-magazzino in un sobborgo di Essenbach chiamato Mirskofen sono iniziati i lavori d’installazione del birrificio, inaugurato il 30 maggio 2015; il debutto avviene con due birre, la Macunda IPA e l’imperial stout Motor Oil, seguite da un sidro, da una birra al miele, una Marzen con luppolatura americana, un’American Pale Ale ed una English Strong Ale.
La birra.
Difficile non pensare alla nostrana Motor Oil di Beba, quando la bottiglia capita tra le mani; la grafica dell'etichetta ricorda vagamente anche quelle del birrificio piemontese. Ad ogni modo, la Motor Oil di Zombräu è una imperial stout "gentile" (7.5%) realizzata con malti Pilsner, Caraamber, Caraaroma, Roasted e Chocolate; solo un luppolo in ricetta, il Nugget.
Bella nel bicchiere, completamente nera con una schiuma beige compatta e cremosa, dalla trama molto fine; bene anche la persistenza. Meno bene - per dirla con un eufemismo - l'aroma: quasi assente, e quel poco che c'è è piuttosto sporco. S'intravede orzo tostato, forse caffè e frutti di bosco, ma è davvero impossibile descriverlo. Il gusto prosegue la discesa verso l'inferno, con tostature e caffè che affiorano col lanternino in un intruglio, leggermente salmastro e piuttosto astringente. Diventa difficile descrivere anche quello che c'è nel bicchiere, la completa mancanza di pulizia riesce paradossalmente a coprire anche la maggioranza dei difetti. Non mi viene termine migliore del "bicchiere di acqua sporca" per chiamare una birra assolutamente impresentabile che dopo due sorsi prende la strada del lavandino; direi che siamo a posto così e non è necessario aggiungere altro se non che il giovane birrificio risolva in fretta i problemi di costanza produttiva.
Nel dettaglio.
Hopfmeister Irish Road Trip, formato 33 cl., alc. 6.5%, IBU 60, imbott. 09/09/2015, scad. 09/06/2016 , 2.97 Euro (supermercato, Germania).
Zombräu Motor Oil, formato 33 cl., alc. 7.5%, IBU 45, scad. 08/04/2016, 3.98 Euro (beershop, Germania).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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