Nel 1831 Carolus Strubbe arriva nella città di Ichtegem, Fiandre Occidentali, a quel tempo famosa per l’industria del lino: diviene agricoltore e birraio, attività un tempo spesso strettamente correlate in quanto il birraio era solito coltivare in proprio (quasi) tutte le materie prime necessarie. Da quella data si sono date il cambio sei nuove generazioni di Strubbe ma il birrificio è ancora saldamente rimasto nella mani della famiglia. A Carolus succedettero Louis, Medard (fu lui a cambiare il nome in Brouwerij Strubbe) e Aimé, quest’ultimo promotore del passaggio alla bassa fermantazione; sino alla prima guerra mondiale il birrificio produceva infatti solamente due birre (2% e 4% ABV) ad alta fermentazione. Arrivarono una Bock ed una Pils che però non ottennero il successo necessario a ripagare gli importanti investimenti economici.
Ad Aimé succedettero i figli Gilbert (birraio) ed Etienne, seguiti da Norbert e Marc, responsabili di un importante investimento che, nel 1978, portò ad Ichtegem gli impianti in rame del dismesso birrificio Aigle-Belgica (De Meulemeester-Verstraete); nel 1986 le vasche di fermentazione aperte furono sostituite da fermentatori tronco-conici mentre successivi investimenti vennero fatti nel 1986, 1999, 2000 e 2005. Il birrificio aveva ricominciato a produrre anche birre ad alta fermentazione e, nel 1982, la Ichtegems Oud Bruin nata dalle ceneri della Bruin Hengstenbier, una delle storiche produzioni di Strubbe che vennero dismesse dopo la prima guerra mondiale. Nel 2008 Norbert Strubbe passa il testimone al figlio Stefan che affianca oggi Marc.
La birra.
La Ichtegems Oud Bruin, che costituisce anche la base per il Lambickx Kriek, viene prodotta con malto Pilsener (75%), Amber (20%) e Dark Caramel (5%), luppolo invecchiato; la fermentazione primaria avviene spontaneamente in vasca aperta a 18°C e in seguito l’80% della birra viene trasferito a maturare per due mesi a 0°. Il restante 20% matura invece fino a diciotto mesi in vasche di metallo e, al momento dell’imbottigliamento, viene “addolcita” con una percentuale di birra fresca. Un po’ diverso l’iter produttivo della Ichtegems Grand Cru, la cui maturazione avviene per 24 mesi in barili di legno in compagnia dei batteri naturalmente presenti: alla Grand Cru non viene aggiunta birra fresca.
All'aspetto è quasi limpida e di colore ambrato molto carico, con intense venature rossastre e ramate; la schiuma biancastra si rivela compatta e cremosa ma dalla persistenza solo discreta. Il naso è pulito e piuttosto elegante, con profumi di legno umido e terrosi che si mescolano con quelli dolci dell'aceto balsamico, della ciliegia e dei frutti di bosco; c'è l'asprezza della mela acerba, dei frutti rossi (ribes?) e una nota polverosa, di cantina. Il gusto ripercorre gli stessi passi dell'aroma sul percorso "sour" e dell'asprezza di frutti rossi (ribes, amarena) e mela acerba, bilanciati da un passaggio centrale dolce di malto e di ciliegia. Il finale ritorna di nuovo in territorio acido, con una punta d'amaro tannica e terrosa appena accennata. Delle due componenti a me risulta più convincente quella "sour", delicata ma piacevolmente ruspante, con l'acetico (mela) abbastanza contenuto: la parte dolce manca un po' d'eleganza, la ciliegia a tratti sconfina nello sciroppo "al gusto di" piuttosto che nella pienezza del frutto. Facilissima da bere - se avete dimestichezza con l'acido, ovviamente - agevolata da una carbonazione delicata e una sensazione palatale leggera e scorrevole, risulta alla fine soddisfacente e quasi rinfrescante grazie ad un'ottima attenuazione.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, lotto 21A140 12:06, scad. 20/05/2020, 2.35 Euro (beershop, Belgio).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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