mercoledì 9 marzo 2016

Oersoep Brettalicious

Oersoep, in fiammingo il “brodo primordiale” ovvero quella “miscela  acquosa di sali inorganici e vari composti chimici di natura organica e inorganica nella quale si ritiene siano avvenuti gli eventi chimico-fisici che avrebbero poi dato origine alla vita sulla terra”: è  questo il nome scelto nel 2012 da Kick van Hout e Sander Kobes per il loro microbirrificio aperto a Nimega, Paesi Bassi.  Dei due è Sander ad essersi dedicato dall’homebrewing, mentre Kick gestiva due bar di Nimega con una buona offerta di birre: il De Opera e il  De Deut, tra l’altro organizzatori ogni anno del Nijmeegse Bierfeesten
Il perché del nome è presto detto:  dal “brodo” realizzato con acqua, malto e luppolo nasce la birra, ma lo sguardo ancestrale è anche rivolto alle tecniche produttive tipiche del passato, ovvero le fermentazioni spontanee, il blend di birra fresca e birra vecchia, la maturazione in botti di legno contenenti lieviti e batteri. A metà 2013 il birrificio ha già traslocato in alcuni locali di una dismessa azienda produttrice di miele nella zona industriale di Waalbandijk  a Nimega. E’ qui che Oersoep realizza il proprio già ampio portfolio di birre, suddiviso in quattro macro aree: “God is Good”, nella quale rientrano quelle prodotte con lieviti selvaggi o spontanei; “Saison”, un nome che non ha bisogno di spiegazioni, “Dark and Deep” che comprende ovviamente stout e imperial stout, mentre le birre più leggere o “session” che dir si voglia finiscono nell’area delle “Bubbly and Blond”. 
Nel 2014 il birrificio ha inaugurato anche il brewpub Stoom, una ventina di minuti a piedi dal birrificio, nel Kronenburgerpark che costeggia il fiume Waal: alle dieci spine ruotano birre olandesi ed internazionali, con qualche apparizione anche delle Oersoep che tuttavia sono disponibili per la maggior parte nelle bottiglie da 75 cl. 
Dal già vasto catalogo di Oersoep ecco una bottiglia di Brettalicious, una saison/farmhouse ale “brettata”, ovvero fermentata con lieviti selvaggi in “foudre”, ovvero grossi tini di legno: il protagonista in questo caso è stato il “foudre numero uno”. 
All’aspetto si pone al confine tra il dorato e l’arancio pallido, velata e forma una cremosa schiuma bianca, di dimensioni modeste e poco persistente. Al naso spiccano subito le note lattiche e "funky" affiancate in sottofondo da quelle più mansuete della crosta di pane, dei fiori bianchi, del miele, dell’arancia e della mela verde; il bouquet non è particolarmente complesso e, anche se pulito, vede i brettanomiceti dominare sul resto senza un adeguato interlocutore. Un po’ diverse le cose al palato, dove c’è maggior equilibrio e, soprattutto, un’ottima intensità se si considera la contenuta (5.5%) gradazione alcolica. Alla componente lattica s’affianca l’asprezza del limone e del lime, ma c’è una controparte dolce più pronunciata a rendere la bevuta “sour” ma più bilanciata rispetto all’aroma: ci pensano il miele, la polpa dell’arancia, un accenno di frutto tropicale (ananas?). In  bocca scorre bene, forse un po’ di bollicine in più le farebbero guadagnare maggiore vivacità, il corpo è medio: chiude abbastanza secca, con un finale leggermente legnoso ed una punta d’amaro che si compone di note lattiche e zesty. 
Una saison brettata rustica e piacevolmente rinfrescante, che disseta con gusto anche se pulizia ed eleganza non sono al livello di altre ottime “farmhouse” simili/brettate che mi è capitato d’assaggiare (ad es. questa, questa, questa e questa); la birra rimane comunque interessante, e utilizzo questo termine con sincerità e non per mascherare il solito giudizio negativo che non si vuol rivelare.
Formato: 75 cl., alc. 5.5%, lotto 14092F1, scad. 05/12/2016, 15.00 Euro (beershop, Italia)


NOTA:  la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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