Ha ufficialmente compiuto sessant’anni nel 2012, ma probabilmente la sua età anagrafica è ancora maggiore: parliamo della Pedigree del birrificio Marston, fondato nel 1834 da John Marston. La Pale Ale di Marston apparve con questo nome per la prima volta nel 1952 ma veniva in realtà prodotta sin dal diciannovesimo secolo a Burton-Upon-Trent uno dei luoghi fondamentali della storia brassicola inglese, dove un tempo operavano, oltre a Marston, anche Bass, Ind Coope, Allsopp e Worthington. Sino ad allora le Marston erano semplicemente identificate da alcune lettere scritte sui cask in legno: P, PX, PXX e PXXX.
Negli anni 50 del secolo scorso il birraio George Peard decise di istituire un concorso tra gli impiegati alla Marston per trovare un nome alla birra più venduta, che secondo lui non poteva continuare ad essere chiamata con una semplice “P”; a vincere fu la collega Marjorie Newbold, che ebbe l’intuizione di suggerire il nome “Pedigree” a sottolinearne la discendenza diretta una lunga tradizione di birre iniziata nel 1834.
Nei suoi 182 anni di storia la Marston è passata attraverso diverse incorporazioni fino ad essere acquisita nel 1999 dalla Wolverhampton & Dudley Breweries, che nel 2007 mutò il proprio nome in Marston’s Plc. Oggi sotto all’ombrello di Marston operano ben cinque birrifici: la Park Brewery di Wolverhampton che produce i marchi Banks, Mansfield e Thwaites; la storica Marston di Burton upon Trent che realizza le Marston e (su licenza AB-InBev) le Bass; la Jennings Brewery a Cockermouth; la Wychwood Brewery di Witney e la Ringwood Brewery di Ringwood.
Ci sarebbero moltissime altre cose da raccontare, ma il tempo e lo spazio non me lo permettono. Vi accenno solo, invitandovi ad approfondire gli argomenti su numerosi testi disponibili anche in lingua italiana, all’importanza che la cittadina di Burton-Upon-Trent ha avuto nella storia brassicola inglese. E’ nella seconda metà del diciannovesimo secolo, quando a Londra e poi nel resto dell’Inghilterra si diffondono la Pale Ale chiare e luppolate, che Burton diventa la capitale birraia dell’Inghilterra con ben 31 birrifici attivi (1888) che sfruttavano le caratteristiche dell’acqua di Burton, ricca di solfati di calcio, perfetta per esaltare la generosa luppolatura di queste birre. Le Pale Ale fatte a Burton (da non confondersi con le Pale Ale di Burton, scure e dolci, che venivano esportate nel diciottesimo secolo) divennero un esempio da imitare e numerosi birrifici inglesi iniziarono ad aggiungere gesso e sali di Epson alla propria acqua per renderla simile a quella di Burton-Upon-Trent: il fenomeno prese il nome di “burtonizzazione”.
E’ sempre qui che venne inventato il sistema “Burton Union”, realizzato nel 1838 da Peter Walker ed ancora oggi utilizzato solamente da Marston: un labirinto formato da un centinaio di botti di quercia da 150 galloni l'una e disposte a file di 20-24 unità collegate tra di loro con tubazioni, sopra le quali è posizionata una lunga vasca aperta e poco profonda. La fermentazione inizia però in altre vasche d'acciaio aperte e, dopo una paio di giorni, la birra viene pompata all'interno delle botti; qui, spinta dalla naturale forza della fermentazione, la "schiuma" risale attraverso dei tubi di rame ricurvi (a collo di cigno) per depositarsi all'interno delle vasche posizionate al di sopra delle botti. L'inclinazione dei tubi fa sì che parte del mosto in fermentazione ritorni in basso verso le botti per un processo fatto di continui spostamenti che dura per tre o quattro giorni, assicurando la corretta quantità d'ossigeno al lievito.
Ma anche la storia è fatta di alti e bassi e per la Pedigree è stato necessario rinnovarsi o re-inventarsi: più volte, come ad esempio cambiando nome da "Bitter" a "Pale Ale"; di recente la versione in bottiglia ha subito un calo di vendite dell’11% in un settore che è invece in crescita, risultando essere solo al numero 16 tra le bottiglie più vendute nel Regno Unito. Ad inizio 2015 Marston annuncia una nuova etichetta quadrata che sostituisce quella ovale del sessantesimo anniversario del 2012; con il re-styling si vuole anche sottolineare il fatto che Marston sia l’unico birrificio al mondo che ancora utilizza il Burton Union System, ed ecco comparire la scritta “matured in oak barrels” in etichetta.
La Birra.
La ricetta prevede malto Maris Otter (di Cassata/Limagrain UK) e luppoli inglesi Fuggles e Goldings; la versione in bottiglia è se non erro pastorizzata.
All’apertura mi sorprende un leggero gushing che si riesce a controllare senza troppi problemi: nel bicchiere è ramata e leggermente velata, forma un piccolo cappello di schiuma biancastra, cremoso e dalla buona persistenza. Per quanti mi sforzi al naso non riesco ad incontrare la minima traccia di "Burton Snatch" (sulfureo): c’è invece un profilo non molto fragrante di biscotto e frutta secca, caramello, marmellata d’agrumi, mela e una leggera ma fastidiosa presenza di cartone bagnato. In bocca è abbastanza leggera, senza nessuna deriva acquosa e con poche bollicine: c'è tutto quello che serve per scorrere veloce e accompagnare il bevitore, pinta dopo pinta, per tutta la serata. Biscotto, caramello e toffee segnano la bevuta, con qualche accenno di mela e un lieve metallico che si alternano prima di arrivare al finale delicatamente amaro e abbastanza corto: ci sono note erbacee e di frutta secca. La componente maltata, benché poco fragrante, è senz'altro quella che si fa meglio apprezzare: la chiusura amaro non risulta elegante e, di nuovo, ripropone quel cartone bagnato che era presente anche nell'aroma. La birra non è particolarmente memorabile, benché piacevolmente intrisa di sapori tradizionali che le new-wave brassicole (non solo quella inglese) hanno volutamente scelto d'ignorare e che arrivano sempre più di rado nel nostro paese. La grande distribuzione l'ha forse un po' maltrattata, regalandole al tempo stesso un po' di quelle imperfezioni che non è raro incontrare nella maggioranza dei pub inglesi, dove la pulizia lascia un po' a desiderare: anche questo è un pezzo di storia d'Inghilterra, come la Pedigree di Marston's.
Formato: 50 cl. alc. 4.5%, lotto A5252 12:29, scad. 09/10/2016, 2.73 Euro (supermercato, Italia).
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio della bottiglia in questione e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
Nessun commento:
Posta un commento