Documenti storici riportano l’esistenza a Göteborg (Svezia) di un birrificio chiamato Stigbergets sin dal 1722 e operativo fino al 1824 nella strada Oscarsgatan.
Nel 2012 il nome Stigbergets ritorna nuovamente attivo senza nessun legame con il passato: le notizie in inglese sono praticamente inesistenti, ma con l’aiuto di Google Translator riesco a capire che sa tratti di un microbirrificio fondato dai proprietari del ristorante del teatro Hagabion di Göteborg e dall’ex-homebrewer, ora birraio, Olle Andersson. Il birrificio inizia con un impianto molto piccolo (50.000 litri il primo anno) producendo quasi esclusivamente per il ristorante del teatro e per alcuni altri bar, arrivando a triplicare la produzione nel 2015 grazie alla distribuzione delle bottiglie attraverso il monopolio svedese Systembolaget. Ad inizio 2016 il necessario ingrandimento per far fronte all’aumento della domanda con un nuovo impianto da 20 hl realizzato dalla danese JTM Brew che porta il potenziale annuo a 400.000 litri. E' operativo anche il Bar Kino, un café situato sempre all’interno del teatro Hagadion (Linnégatan 21) dove potete trovare disponibili alla spina almeno nove birre Stigbergets.
Come detto, il birraio è Olle Andersson, un passato lavorando come sviluppatore di software informatico prima di trasformare l’hobby per l’homebrewing in una professione. Nonostante lo stile preferito di Olle siano le Porter, è con le IPA che Stigbergets ha iniziato a farsi notare prima in Scandinavia e poi in altri paesi europei. Galeotta fu in particolare la Gbg Beer Week IPA, realizzata lo scorso aprile 2016 per la Gothenburg Beer Week; una IPA torbida/juicy che a molti beergeeks ha ricordato le ricercatissime IPA americane del New England. In verità Andersson dice di non essersi dichiaratamente ispirato alle birre di Trillium o Tree House ma alle sue produzioni casalinghe, caratterizzate dall’assenza di filtrazione e dall’utilizzo di cereali non maltati come frumento e avena.
Da allora la Gbg Week IPA è stata replicata solamente una volta, ovvero quando il birrificio è stato in grado di trovare Nelson Sauvin, Citra e Galaxy di qualità eccellenti: ciò non le ha comunque vietato di scalare le classifiche del beer-rating diventando oggi, secondo Ratebeer, la decima miglior IPA al mondo dietro Trillium, Tree House, Alchemist e Hill Farmstead.
Lo stesso Andersson si dice quasi incredulo del successo e delle richieste che il birrificio sta attualmente ricevendo. Il birraio ha anche lanciato assieme ad Olof Andersson il marchio O/O, una beerfirm che opera sugli impianti di Stigbergets.
La birra.
Amazing Haze, nome che allude sia alle caratteristiche della birra (hazy) che alla omonima varietà di marijuana; debutta lo scorso settembre 2016 e, per gli strani meccanismi del beer-rating, è già diventata secondo Ratebeer la trentottesima miglior IPA al mondo. Va bene così.
Molto torbida ma non "fangosa", nel bicchiere è di colore arancio pallido e forma un discreto cappello di schiuma biancastra, abbastanza fine e cremosa, dalla media persistenza. Il doppio dry-hopping di Mosaic regala un naso intensissimo, esplosivo, un trionfo di frutta fresca: cedro, mandarino, pompelmo, arancio, ananas, mango e, al variare della temperatura, potreste riconoscere molte altre varietà di frutta. Molto pulito, sfacciato ma non cafone, l'aroma anticipa le caratteristiche del gusto: impossibile percepire i malti con un tale carico di frutta succosa, c'è giusto un lieve accenno di crackers. Quello che arriva al palato è praticamente un succo di frutta, ed è sorprendente come utilizzando i luppoli in una certa maniera si possa ottenere un risultato che davvero emula quello della frutta spremuta in un bicchiere. Nello specifico ci sono soprattutto agrumi con qualche intromissione tropicale in sottofondo: la bevuta è agile e molto facile, con l'alcool che regala solo un delicato tepore a fine bevuta. Molto pulita, secchissima, caratterizzata da una sensazione palatale molto gradevole, ammorbidita dall'avena e dalle poche bollicine. L'amaro, zesty e leggermente terroso, non ha velleità di protagonismo ma solamente lo scopo di bilanciare la bevuta: non è in questa birra che lo dovete cercare, qui è il trionfo del succo, del juicy. Il ruttino dice mango e il risultato è una IPA che sorprende e conquista, a patto che vi piacciano i succhi di frutta: sarebbe molto difficile spiegare a chi ha sempre e solo bevuto industriale che anche questa è una birra.
Ma se amate stare dietro alle mode birrarie e sotto sotto vi sentite un po' beer-geeks, per quel che riguarda le IPA Stigbergets è senza dubbio uno dei birrifici che dovete assolutamente provare.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, lotto 435, scad. 19/04/2017, prezzo indicativo 5.50/6.50 euro (beershop)
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.