Si autodefiniscono Koelns kleinster und innovativster Brauerei, ovvero il birrificio più piccolo ed innovativo di Colonia: impossibile dargli torto. Del microbirrificio Braustelle vi avevo già accennato in questa (poco fortunata) occasione: è qui che produce infatti le proprie birre Freigeist, altro innovativo ma qualitativamente discutibile marchio tedesco. La città di provenienza è la patria delle Kölsch, birre ad alta fermentazione nonché prodotto IGP dal 1997, la cui produzione è regolamentata da un documento/accordo redatto dai produttori, chiamato Kölsch Konvention, all’interno del quale non troverete però il nome di Braustelle. La loro Kölsch, chiamata Helios, non è infatti filtrata ed il suo colore torbido è al di fuori dei parametri stabiliti.
La Gasthaus-Brauerei Braustelle viene fondata nel dicembre 2001 da Peter Esser, nel sobborgo occidentale di Colonia chiamato Ehrenfeld: Esser aveva iniziato la sua carriera come apprendista alla Brauerei zum Füchschen di Düsseldorf, per poi approfondire la propria tecnica in Baviera. Ritornato vicino a casa, ha lavorato in diversi birrifici tra Dusseldorf e Colonia (in particolare alla Brauhaus Weissbräu) prima di poter realizzare il suo sogno ed aprire un piccolo brewpub a Colonia: in centro metri quadri trovano infatti spazio sia gli impianti produttivi che la Gasthaus, dove potete bere le birre e mangiare. Negli stessi locali Esser organizza anche dei corsi periodici di homebrewing, che si tengono una volta al mese.
Dando un'occhiata all'elenco delle birre prodotte su Ratebeer vi potete rendere conto dell'atipicità di questo (micro)birrificio: di solito in Germania ci si concentra sulla produzione di pochissime birre base e qualche stagionale. Alla Braustelle invece gli esperimenti sono all'ordine del giorno: non mancano le classiche hefeweizen, weizenbock, rauch e doppelbock, che però sono affiancate da una miriade di altre produzioni: birre acide, stili anglosassoni, birre prodotte con spezie e con erbe, affinamenti in botte, incroci stilistici e chi più ne ha più ne metta.
Ammetto di aver acquistato questa bottiglia di Helios Tripelbock in un beershop di Monaco di Baviera senza saperne nulla: il caprone in etichetta ed il nome della birra mi avevano inizialmente fatto pensare ad una Doppelbock "potenziata" che diventava un Tripel/Triplebock. Solo in un secondo tempo mi sono accorto che si tratta in verità di un incrocio tra una Tripel belga ed una Doppelbock tedesca. Come ciò sia stato tecnicamente possibile lo lascio immaginare a voi, visto che quello che ho trovato nel bicchiere mi ha lasciato abbastanza perplesso.
All'aspetto è di colore arancio torbido, con un esuberante quantità di schiuma bianca, cremosa e molto persistente che riempie tutto il bicchiere ed obbliga ad una discreta attesa. L'aroma annuncia che c'è "qualcosina" che non va, per dirla con un eufemismo: acido lattico, yogurt, sentori di gorgonzola, di acetone e di calzini sporchi. Svanita la schiuma, come se fosse finito il temporale, s'affaccia un timido sole che porta un po' di Belgio: mela rossa, miele, frutta candita (arancio e pesca) zucchero candito. In bocca è appiccicosa, dolcissima, dal corpo medio-pieno: neppure l'elevato livello di bollicine aiuta a stemperare un po' tutto lo zucchero. Il risultato è una sorta di dolcione alcolico molto difficile da bere: tra zucchero, miele, frutta candita e sciroppata, c'è anche qualcosa che mi riporta all'infanzia, alla colazione dei miei nonni: pane imburrato e zuccherato. Una birra-calvario non solo difficile da finire, ma anche solamente da sorseggiare, una sorta di martirio iper-zuccherato per il palato che non dà tregua. Miracolosamente non ci sono grossi off-flavors in bocca, se si eccettua una lievissima nota lattica che comunque viene sopraffatta dal dolce. Ci sarebbe un po' di amaro finale (scorza arancio) ma è difficile accorgersene a causa della stucchevole patina dolce che è incollata al palato. Finisce nel lavandino, e il risultato di un incrocio tra una Tripel ed una Doppelbock è quello di farti venire una gran voglia di bere una Doppelbock ed una Tripel fatte come Dio comanda, mandando "a quel paese" chi ha riempito la bottiglia di quell'infausto liquido dolciastro. Bottiglia sfortunata? Forse, ma nel dubbio statevene alla larga.
Formato: 33 cl., alc. 9.5%, scad. 12/2014, pagata 2.38 Euro (beershop, Germania).
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