Il viaggio in Italia dello scorso marzo di Menno Oliver, patron del birrificio olandese De Molen (accompagnato dal fido John Brus) si è rivelato molto prolifico per quel che riguarda le birre-collaborative che, lo sappiamo, vanno attualmente tanto di moda e fanno tanto marketing. Una settantina sono i chilometri sulla via Emilia che separano il Birrificio del Ducato (Parma) da Brewfist e sulla strada si trova anche Fidenza, dove ha sede Toccalmatto. La sosta in quel di Parma vede la nascita della Vliegende Verdi (il “Verdi volante”, in olandese), versione aromatizzata con peperoncino della Imperial Stout di Giovanni Campari. A Fidenza, l'incontro con Bruno Carilli di Toccalmatto genera la Debra Kadabra, una Pale Ale "dedicata a Frank Zappa ed alla Maledetta Primavera di Loretta Goggi" (sic). Il viaggio verso ovest termina a Codogno, dove nasce invece la Beautiful & Strange, ispirata alle tradizionali Gose ma aromatizzata con scorze di arancia amara e bergamotto e prodotta assieme a Brewfist.
Al Terminal 1, (la “taproom” di Brewfist) in un paio di serate dal tasso alcolico probabilmente abbastanza elevato, i quattro birrai discutono anche gli ultimi dettagli di una birra collaborativa ad otto mani che prende il nome di M.I.L.D. (Mild I'd Like to Drink), ma l'acronimo e l'etichetta fanno invece pensare a tutt'altro: si tratta di una "Imperial" Mild, un nuovo non-sense birrario, visto che la categoria delle Mild inglesi è ben distante da qualsiasi idea di "forza" e di potenza. Ma gli americani ci hanno insegnato che si può "imperializzare" tutto o quasi, e quindi ecco una ricetta che prevede un contenuto alcolico ben al di sopra del 4.3% che il CAMRA indica come il massimo per lo stile ed una generosa luppolatura di Chinook, Galaxy e Mosaic.
Il risultato è una birra dal colore ebano scuro ed un bel cappello di schiuma beige, fine e cremosa, dalla buona persistenza. Al naso domina la frutta, con un bouquet composto da frutta tropicale molto matura (mango, papaya), melone retato, lampone; a tratti ci scorgo una presenza abbastanza netta di Big Babol; la parte scura emerge in un secondo tempo, portando in dote leggeri sentori di tostature e di caffè. Gradevole e scorrevole al palato, con il giusto livello di bollicine ed un corpo medio. Se l'aroma era poco coerente con il colore scuro della birra, la situazione viene capovolta in bocca: il controllo lo prendono subito le tostature ed il caffè, con la frutta tropicale a recitare il ruolo dello sparring partner. L'intensità e la pulizia sono di ottimo livello, pur mantenendo la facilità di bevuta tipica proprio di una "mild". Finisce molto secca, sul bordo dell'astringenza, con l'acidità del caffè e con un retrogusto piuttosto amaro di caffè e tostature.
Al di là di quello che si dichiari di essere (Imperial Mild ?), è una birra che si presenta un po' ruffiana, con un naso molto piacione di frutta tropicale e che si ritira poi nell'ombra, come una seducente ragazza che ti ammalia per poi gelarti un po' il sangue al momento del "dunque". Ma quello che poteva essere un pericoloso scontro tra due opposti (frutta tropicale e caffè) si è invece rivelato un incontro riuscito, una birra ben fatta e molto pulita, che a me è piaciuta. Poi possiamo discutere finche vogliamo sul fatto che fossero davvero necessarie otto mani per realizzarla, ma questa è un'altra storia.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, IBU 30, lotto 4144, scad. 30/05/2015, pagata 5.00 Euro (beershop, Italia).
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