La storia di Theresianer inizia nel 1766, quando in un borgo di Trieste chiamato "Borgo Teresiano", un certo signor Lenz ottenne la licenza di inaugurare una birreria sotto l'Impero Austro-Ungarico della Regina Maria Teresa d'Asburgo.
Da quell'anno bisogna fare subito un salto temporale di oltre duecento anni per arrivare sino ai giorni nostri, esattamente nel 2000, quando il marchio diviene di proprietà di Martino Zanetti, titolare del marchio di caffè Hausbrandt Trieste 1892. Curiosamente, entrambi i marchi continuano a fare riferimento alla città in cui sono nati nonostante, per entrambi, la produzione avvenga a Nervesa della Battaglia, in provincia di Treviso. Non sono riuscito a reperire nessun'altra informazione sulla storia di Theresianer: non sappiamo che cosa sia successo alla "birreria" originale, non sappiamo se in questi due secoli la produzione sia continuata o no a Trieste, per mano di qualche altro proprietario, e quando si sia interrotta. Un piccolo "mistero" al quale non si fa nessun riferimento sul (curatissimo) sito del birrificio, pur rivendicando la data di nascita del 1766. Mi lascia abbastanza sorpreso il fatto che sul sito dell'associazione birrofila triestina, che si propone di "salvaguardare il patrimonio storico e le tradizioni, in particolar modo relativamente al territorio della provincia di Trieste ma pure delle vecchie birrerie regionali" Theresianer non sia mai menzionata. Per chi volesse quindi avere qualche altra informazione, non mi resta che indirizzarvi a questo bell'articolo - recentissimo - del blog di Berebirra.
Possiamo considerare Theresianer come il più piccolo birrificio industriale italiano, con una produzione annua (2013) di 28.000 ettolitri come segnala l'ultimo report di Beverfood, che si differenzia tuttavia da tutti gli altri per la diversificazione dei prodotti: a fianco delle classiche Lager, Pils e Bock, ci sono Wit, Strong Ale, Pale Ale, India Pale Ale, Vienna, birra invernale/natalizia ed una Coffee Stout che immagino sfrutti la collaborazione con l'altro marchio di casa, Hausbrandt. Non si parla quindi al semplice bevitore che chiede "una chiara o una rossa", ma ci si vuole rivolgere ad un consumatore che abbia un minimo livello di conoscenza. Anche il target della distribuzione, che potete trovare nella sezione "Theresianer nel mondo" del sito ufficiale, non è quello del bar di periferia ma soprattutto del ristorante di qualità/stellato, offrendo stili diversi al servizio degli abbinamenti gastronomici.
Detto questo, ricevo con sorpresa dall'ufficio stampa di Theresianer un mini kit d'assaggio, che comprende tre bottiglie: Pils, Wit, IPA. Partiamo proprio da quest'ultima: la bottiglia mi arriva accompagnata da un foglio che ne illustra la storia (ripetendo - purtroppo - il mito delle IPA inventate per essere esportate nelle colonie indiane) e le caratteristiche, riportando qualche nota gustativa e suggerendo alcuni abbinamenti gastronomici. Mi sento però di fare un piccolo appunto: se si vuole scendere nel dettaglio e specificare le tipologie degli ingredienti usati, sarebbe opportuno farlo nel modo giusto. Bene indicare la provenienza dell'orzo (Franconia), ma la tipologia di malto "ale" non mi dice granché se non, immagino io, che sono stati utilizzati malti chiari. Idem per i luppoli: Hallertau non identifica un luppolo in particolare ma piuttosto una regione tedesca dove si coltiva (tanto) luppolo (nobile). Qual è quello che è stato usato? Parliamo di Hallertauer Mittelfrüh, Hallertauer Gold, Hallertauer Magnum, Hallertauer Tradition? E per l'altro luppolo utilizzato, descritto come "Stiria", si tratta forse di Styrian Golding?
Birra nel bicchiere, il colore è ambrato scarico, opaco; il bianco cappello di schiuma che si forma ha una buona persistenza, ha trama fine ed è cremoso. Al naso, non particolarmente pronunciato e discretamente pulito, emergono sentori di frutta secca, caramello e biscotto, una lieve pepatura da luppolo nobile e, più in sottofondo, marmellata d'arancia ed una leggerissima terrosità. Oggi quando si parla di IPA si indicano genericamente le American IPA, che hanno ormai (purtroppo) quasi definitivamente portato alla scomparsa di quelle "originali" inglesi; l'abbondante dry-hopping al quale siamo ormai abituati ci potrebbe far restar delusi dai profumi di questa Theresianer: c'è tuttavia una buona pulizia e, se ancora vi ricordate una classica IPA inglese (ormai sempre più difficile da trovare), lo scenario vi sarà piacevolmente familiare e gradevole. In bocca rivela un corpo tra il medio ed il leggero, con poche bollicine: la sensazione al palato è molto gradevole, la birra è scorrevole e facile da bere senza mai risultare acquosa. Il gusto è molto pulito, con una solida base di malto (biscotto, caramello e quel "nutty" inglese quasi intraducibile) e una lieve presenza di agrumi; non ci sono fuochi artificiali ma tanto equilibrio ed una chiusura quasi delicata di note erbacee, terrose e di mandorla amara, con una lieve nota pepata che ci riporta al punto di partenza, l'aroma. Il risultato ottenuto con materie prime non inglesi è proprio quello di ricordare a grandi linee una IPA inglese. Theresianer IPA è una birra delicatamente amara che può risultare facilmente accessibile anche ad un palato meno "esperto": è pulita e ben fatta, corretta, gradevole. A chi invece ha un palato "evoluto" (se mi passate il termine) la bevuta risulterà ugualmente piacevole ma non susciterà particolari sussulti o emozioni.
Formato: 75 cl., alc. 5.8%, IBU 45, lotto 14213 1247, scad. 30/04/2015.
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