A Dendermonde, città nel mezzo del triangolo virtuale che collega Gent, Anversa e Bruxelles e tristemente famosa per alcuni fatti di cronaca, ha oggi sede la Brouwerij Dilewyns. Le sue fondamenta risalgono al diciassettesimo secolo, quando un vecchio mulino a Grembergen fu riconvertito in birrificio da Anne-Coleta Wauman; la produzione continua sino al 1943, quando i tedeschi sequestrano le caldaie in rame e pongono definitivamente fine alla vita dell’azienda. Bisogna attendere sino al 1999 quando Vincent Dilewyns, discendente di Anne, completa la sua formazione di mastro birraio e inizia con le prime produzioni casalinghe. I risultati sono – a quanto sembra – eccellenti e molto apprezzati da chi ha occasione di berle a Dendermonde; l’idea iniziale di produrre birra solo per il proprio piacere di berla si trasforma in qualcosa di più grande, anche grazie all'incitamento della figlia Anne-Catherine.
A partire dal 2005 le ricette vengono prodotte da De Proef e commercializzate: l’anno successivo è già tempo di premi per la Vicar Tripel allo Zythos, con replica l’anno successivo (Tripel e Vicardin). I risultati ottenuti e la limitata disponibilità degli impianti di De Proef convincono Vincent a lasciare la sua occupazione di dentista per dedicarsi a tempo pieno a quella di birraio: nel 2010 partono i lavori di costruzione del birrificio a Dendermonde che viene inaugurato a Maggio del 2011. Oltre a Vincent, supervisore delle ricette, a coordinare la produzione c’è la figlia Anne-Catherine che nel frattempo è diventata anche lei birraia, tra le poche operanti in Belgio. La parte commerciale viene invece gestita dall’altra figlia Claire. Gli impianti del birrificio (potenziale da 15.000 Hl) sono stati realizzati dall’italiana Velo; per festeggiarne l’inaugurazione viene realizzata una birra celebrativa che "omaggia" proprio l’Italia. Viene inizialmente chiamata Openingsbier e poi rinominata Quinto, parola italiana che sta per indicare la quinta birra prodotta da Dilewyns ed al tempo stesso anche la sua gradazione alcolica 5%.
Sorella “minore” della Tripel, della quale condivide buona parte della ricetta, si presenta nel bicchiere con un colore dorato, pallido ed opaco; la schiuma è compatta e cremosa, "croccante" e molto persistente. Il naso non brilla né per intensità che per fragranza, ma offre ugualmente sentori floreali, di miele, crosta di pane, arancio e qualche sfumatura di albicocca. Uno scenario che viene riproposto pressoché identico anche al palato, con una buona intensità ma con la stessa mancanza di fragranza. A bilanciare il dolce c'è la scorza d'arancia, ma il finale di questa Quinto non si può esattamente definire amaro, ma piuttosto abboccato. La secchezza non è impeccabile, il palato rimane sempre un po' impastato da una sensazione di miele che non rende questa Belgian Ale molto rinfrescante. Leggera in bocca, caratterizzata da molte bollicine "sottili", che non stuzzicano adeguatamente il palato; scorre in fretta ma, almeno questa bottiglia bevuta, non lascia un gran ricordo di sé.
Formato: 33 cl., alc. 5%, scad. 10/04/2015, pagata 2,80 Euro (beershop, Italia).
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