Collaborazioni, collaborazioni, collaborazioni: anno particolarmente intenso per il birrificio Brewfist di Codogno: Spaghetti Western con gli americani di Prairie, Beautifil & Strange con De Molen, MILD I'd like to drink con Ducato, Toccalmatto e De Molen, Space Frontier con la beerfirm danese To Øl.
Potete in generale guardare alle collaborazioni con occhio "puro", ossia come un'occasione per confrontarsi e scambiarsi opinioni ed esperienze tra i birrai; oppure potete alzare il sopracciglio con diffidenza, pensando soprattutto al marketing ed alla strategia di creare sempre birre nuove, per attirare l'attenzione dei beer geeks annunciando qualcosa di irripetibile, una "one shot" che spesso però viene poi puntualmente replicata. Il (mio) sopracciglio si alza però quasi automaticamente quando il risultato di una collaborazione è una (l'ennesima) India Pale Ale, quasi non ce ne fossero già abbastanza in giro; questo è quello che è scaturito da una serata "To Øl" al Terminal 1 di Brewfist, lo scorso gennaio.
Per fortuna questa IPA porta almeno con sé un elemento inusuale, ovvero il mosto d'uva, che affianca il malto Pilsner, l'avena e la luppolatura di Citra e Mosaic; la birra prende il nome di Space Frontier, andando così idealmente a dare vita ad un nuovo episodio della saga delle "Frontier" di To ØL. La collaboration viene ovviamente presentata al Terminal 1 di Brewfist a Marzo 2014; si tratta quindi di una birra che ha circa sei mesi di vita alle spalle.
Nel bicchiere è di un dorato molto pallido, velato, che dà forma ad una schiuma dalle dimensioni piuttosto modeste, bianca, cremosa ma molto poco persistente. L'aroma è ancora abbastanza fresco, con una bella pulizia che regala aspri sentori di lime, limone ed uva bianca, fiori bianchi e ribes bianco; l'unica dolcezza, alquanto in secondo piano, è quella degli agrumi canditi. Il suo biglietto da visita sembra essere quello di una birra estiva, particolarmente secca, molto rinfrescante e dissetante, ed il gusto non tradisce le aspettative: lievissima base di crackers, e poi anche in bocca converge sui binari del cedro, del limone, dell'uva bianca e del ribes con un timidissimo sottofondo dolce (suggestione di miele? frutta tropicale). Man mano che la birra si scalda l'asprezza viene un po' stemperata, dal limone/lime ci si sposta sul pompelmo; corpo medio, carbonata e watery quanto basta, trova un bel compromesso tra morbidezza al palato e necessità di essere molto scorrevole. Finisce molto attenuata, con un retrogusto zesty che non lesina scorza d'agrumi gialli e una nota amara di nocciolo di pesca. Space Frontier potrebbe essere una birra spiccatamente adatta ai giorni più caldi dell'anno, pulita e ben fatta, profumata e rinfrescante, leggermente vinosa; tuttavia la sua decisa caratterizzazione (aspra, quasi acerba, estremamente fruttata) la rende molto accattivante ad un primo assaggio ma - almeno per quel che mi riguarda - non ne berrei un litro. Terminato l'effetto dissetante del primo bicchiere, che evapora con grande rapidità, le mie papille gustative sono ormai sature e vanno alla ricerca di qualcosa di più bilanciato con cui passare il resto della serata. Detto questo, se vi capita a portata di mano, è senz'altro una birra che merita di essere assaggiata.
Formato: 33 cl., alc. 6.5%, IBU 80, lotto 4153, scad. 30/04/2015, pagata 4.50 Euro (beershop, Italia).
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