martedì 3 marzo 2015

Lost Abbey Cuvée de Tomme 2011

Cuvée de Tomme, una birra in un nome:  il blend, la sapiente ed armonica  “miscela” che il birraio Tomme Arthur della californiana Lost Abbey / Port Brewing realizza ogni anno, ed una delle sue creazioni più rappresentative ed emozionanti.
Nasce nel  1999, con l’ispirazione che viene dalle birre acide delle Fiandre Occidentali del Belgio, un nome su tutti: Rodenbach.
Viene portata fuori concorso, ancora a nome Pizza Port, come birra sperimentale al Great American  Beer Festival dello stesso anno, e a partire da quello successivo inizia a collezionare medaglie:  argento nel 2000 e 2001  (Category: 10 Experimental Beer), oro nel 2003 (Category: 55 Belgian-Style Strong Specialty Ale), bronzo nel 2004, oro nel 2007 (Wood- and Barrel-Aged Sour Beer).
L’idea iniziale di Tomme è di affinarla in botti che hanno ospitato vino, ma la mancanza di disponibilità lo indirizza verso il Bourbon.
La base di partenza è la Judgment Day, la strong ale di Lost Abbey che s’ispira alle grandi trappiste, Rochefort e Westvleteren; malti Two Row, Medium e Dark English Crystal, Special B, Chocolate e  frumento,  luppoli Challenger ed E.K. Golding, uvetta, destrosio; nel mosto vengono aggiunte anche le visciole. La birra viene poi lasciata almeno un anno in botti che hanno ospitato bourbon, brandy e vino rosso nella quale vengono aggiunte altre visciole e brettanomiceti; terminato l’affinamento, avviene il blend dalle diverse botti e nasce la Cuvée de Tomme.
L'intero processo produttivo è raffigurato nella surreale etichetta: il legno delle botti, le visciole spremute all'interno di una clessidra, a simboleggiare il trascorrere del tempo; gli "orologi molli", quasi copia&incollati dal dipinto La Persistenza della Memoria di Salvador Dalì, che per alcuni simboleggiano "l'elasticità del tempo della memoria", contrapposta a quella rigida del tempo meccanico. Per Dalì, era invece solamente la trasposizione di un sogno.
All’aspetto è di un torbido color tonaca di frate, con riflessi ambrati; manca la schiuma, con qualche leggera bolla che si forma in superficie. L’aroma è davvero raffinatissimo: le delicate note di bourbon s’affiancano a quelle di porto; c’è il dolce dello zucchero caramellato, dell’uvetta, prugna, mora e ciliegia sciroppata, e c’è (in quantità nettamente minore) l’aspro delle amarene, dei mirtilli rossi ed una nota di legno. Se i profumi sono “familiari” e possono far pensare ad una strong ale o ad un barley wine molto ben invecchiato e dolce, in bocca la sorpresa è grande:  spicca la componente “sour”, ricca di frutti rossi (ribes, mirtillo) e di amarena cotta, con note acetiche, a tratti anche balsamiche. L’aspro è molto ben marcato, ma è prima accompagnato da un leggero sottofondo di caramello, biscotto e di uvetta, e poi incredibilmente asciugato dall’alcool del bourbon; man mano che la birra raggiunge la temperatura ambiente emerge maggiormente la componente dolce, vinosa/liquorosa, rispetto a quella aspra. Completano il bouquet leggere nuances di vaniglia, legno e lattico, ed un finale dall’asciuttezza leggermente tannica; lunghissimo e praticamente perfetto il retrogusto, morbido e caldo di distillato (bourbon), legno e amarena sotto spirito.
Una birra straordinaria, delicatamente massiccia ed invecchiata molto bene in cantina, che regala un complesso percorso gustativo ricco di sensazioni e – soprattutto – di emozioni, da assaporare lentamente nel corso di una serata. Attualmente qualche bottiglia si trova anche in Italia, a caro prezzo (comunque  inferiore a quello di una Xyauyù), ma non è che negli Stati Uniti la regalino. Un piccolo grande regalo che potete/dovete farvi, almeno una volta nella vita.
Formato: 37.5 cl., alc 11%, anno 2011, pagata 13,33 Euro (foodstore, USA).

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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