Golia di Gat, il gigante più famoso di tutti i tempi e protagonista del celebre episodio narrato nell’Antico Testamento: intorno all’anno 1000 a.C., l’esercito dei Filistei che combatteva contro Israele annoverava tra le sue file un invincibile guerriero, alto “sei cubiti e un palmo” (tre metri e mezzo circa) ed armato di una lancia con una punta del peso di cinque chili. Ogni giorno Golia lanciava la sua sfida agli israeliani: l’esito finale della guerra doveva essere deciso da una sfida “singola” tra di lui ed un campione dell’esercito nemico. Nessuno osò però accettare la proposta del gigante, sino all’arrivo del pastorello Davide. Ancora troppo giovane per combattere nell’esercito del Re Saul, ma già in grado di difendere il proprio gregge da orsi, lupi ed altri predatori, egli chiese ugualmente di poter affrontare Golia; il Re, colpito da tanto coraggio, gli fornì elmo di bronzo, corazza e spada ma se le vede rifiutare. Davide preferì raccogliere cinque sassi in un torrente ed affrontare Golia con la propria fionda; una volta trovatosi di fronte al gigante, fu rapidissimo nello scagliare un sasso contro la fronte di Golia che cadde al suolo tramortito. Davide gli sfilò la spada e lo uccise, decapitandolo: la sua testa fu portata in trionfo a Gerusalemme.
Goliat è anche il nome scelto dai danesi di To Øl per una “gigantesca”, come la definiscono loro, Imperial Stout prodotta con malti scuri imprecisati, orzo tostato, zucchero bruno di canna (cassonade), fiocchi d’avena e caffè “gourmet” (sic). Etichetta abbastanza minimalista, un po’ in controtendenza a quelle solitamente utilizzate dalla beer-firm danese. L’enfasi è tutta sulla parola Goliat che giganteggia, per l’appunto, al centro della composizione grafica.
Aspetto indubbiamente maestoso: assolutamente nera, con una sontuosa testa di schiuma marrone abbastanza compatta e cremosa, dall’ottima persistenza. L’aroma è immediatamente “boozy” (etilico), ma superato questo primo scoglio si possono scoprire il caffè in grani, la liquirizia, lo zucchero candito, la frutta sotto spirito; più in secondo piano c’è qualche sentore di liquirizia e di tabacco. L’intensità è buona, mentre la finezza non è esattamente ai massimi livelli. Niente da eccepire invece per quel che riguarda la sensazione al palato: corpo pieno, poche bollicine, birra molto morbida e cremosa, quasi masticabile. Ne deriva una bevibilità chiaramente limitata: caffè, liquirizia, tostature intense, qualche nota di cioccolato amaro e di caramello leggermente bruciato; presente anche una lievissima nota salmastra, peraltro avvertibile, con più difficoltà, anche al naso. L’alcool (10.1%) non fa sconti, ed il sorseggiare si dilata nel tempo; il gusto non è particolarmente complesso ma in bocca c’è un buon livello di pulizia ed anche di eleganza. L’acidità del caffè alleggerisce per qualche attimo il palato, mentre il gusto relativamente semplice rende un po' meno sopportabile del previsto la presenza dell'alcool, che forse necessitava di essere affiancata da un po' più di elementi di contorno. Intenso e molto lungo il retrogusto: caffè, alcool, tostature ed un accenno di tabacco.
Imperial Stout piuttosto impegnativa, indubbiamente buona e soddisfacente, ma - almeno nel mio caso - avara di emozioni: l'unica che fa ogni tanto capolino è la noia, anche se in proporzione assolutamente tollerabile. Certo, ci si potrebbe anche quasi divertire a fare il gioco "trova le differenze" con quest'altra birra di To Øl bevuta qualche settimana fa; o semplicemente domandarsi se era davvero necessario avere due birre così simili nella propria gamma di prodotti.
Formato: 37.5 cl., alc. 10.1%, scad. 10/01/2017, pagata 8.90 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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