I fratelli Chase e Colin Healey li avevamo già incontrati in questa occasione; entrambi hanno alla spalle un lungo passato da homebrewers e Chase, il più esperto dei due, anche un lavoro da birraio prima alla COOP Ale Works e poi alla Redbud , Oklahoma. Nel 2011 è proprio una birra che produce per la Redbud ad attirare l’attenzione del famoso distributore (ed importatore) Shelton Brothers: si tratta della Cuvee Three, una saison rifermentata con lieviti da champagne e dry-hopping di Simcoe. Le altre birre della Redbud non sono esattamente capolavori, ma quelli della Shelton intuiscono il potenziale che c’è in Chase e si appuntano il suo nome sul taccuino per tenerlo d'occhio.
Invece Chase Healey “sparisce” letteralmente dalle scene e neppure quelli di Shelton riescono a rintracciarlo; lascia la Redbud per mettere in piedi il suo progetto-beerfirm; per la produzione s’appoggia alla Krebs Brewing Co. (Choc Beer) di Kreba, in Oklahoma. E’ lui stesso a rifarsi vivo alla Shelton Brothers, undici mesi più tardi, presentando la sua creatura Prairie Artisan Ales ed ottenendo il permesso di inviare alcuni campioni della sua prima birra, semplicemente chiamata Prairie Ale; la prima cosa che colpisce anche i distributori è la splendida etichetta, un adattamento di un dipinto ad olio realizzato da Colin, il fratello di Chase.
Il resto è storia recente; la produzione di Prairie continua in gran parte alla Krebs mentre a dicembre 2013 è stato inaugurato anche il birrificio vero e proprio di Prairie con annessa taproom a Tulsa, in Arizona: qui ci si concentra soprattutto sugli invecchiamenti in botte.
Detto della splendida etichetta, è il momento di parlare della birra. Una saison prodotta con malto pilsner, frumento maltato, frumento in fiocchi, zucchero di canna ed abbondante luppolatura di Saaz; più “complessa” la fermentazione, che avviene con un mix di lieviti saison, lieviti da vino e brettanomiceti.
Classico colore arancio, velato, con schiuma abbondante ma un po’ grossolana, bianca e non molto persistente. L'aroma apre con una delicata nota pepata, subito incalzata dal lattico dei brettanomiceti: c'è una bell'alternanza tra l'eleganza dei fiori di campo, della polpa d'arancio, dell'ananas e della mela verde e la rusticità dei sentori di cantina e stantio, di sudore e di sughero portati dai lieviti selvaggi. Ottime premesse che vengono confermate in pieno al palato: birra dal corpo leggero e vivacemente carbonata che scorre come se fosse acqua. Nessuna indicazione in etichetta per determinare l'età di questa bottiglia, ma anche al palato i brettanomiceti sono ben presenti, contrariamente ad alcune altre birre che li sbandierano solamente in etichetta. E la soddisfazione è grande: crosta di pane, note dolci di ananas, pesca e polpa d'arancio che se la giocano con quelle lattiche ed aspre di uva bianca. Secchezza impeccabile, leggero carattere vinoso, impossibile indovinarne la gradazione alcolica (sarebbe 7%) perché è una birra che berresti a secchiate: la chiusura è amara, principalmente lattica, con qualche nota erbacea. Birra pulitissima, elegantemente rustica, che disseta e rinfresca come se non ci fosse un domani: la forza della semplicità, ovvero pochi elementi (ingredienti), ben assemblati et voilà, la festa è servita.
Formato: 75 cl., alc. 7%, IBU 25 (?), lotto e scadenza non riportati, pagata 14.12 Euro.
NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.
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