mercoledì 11 marzo 2015

Thornbridge Jaipur X

Il 2015 è l’anno del decimo compleanno del birrificio inglese Thornbridge, situato all'interno del Peak District National Park nel Derbyshire inglese; la loro storia ve l’avevo brevemente raccontata qui.
Si prospetta quindi un periodo ricco di festeggiamenti, che sono iniziati il mese scorso con la realizzazione della prima birra celebrativa: la Jaipur X. Per l’occasione è stata realizzata una versione “imperiale” della birra che ha maggiormente contribuito al successo del birrificio, rappresentando al tempo stesso anche una “pietra miliare” per la rivoluzione brassicola che ha lentamente contagiato tutta l’Inghilterra, e Londra in particolare: a quel tempo non esistevano ancora BrewDog e Kernel, giusto per intenderci.
Prodotta per la prima volta il 7 giugno del 2005, la Jaipur prese il suo nome dall’omonima cittadina indiana dove Jim ed Emma Harrison, proprietari di Thornbridge, si erano sposati. La ricetta fu elaborata da Stefano Cossi (appena arrivato a Thornbridge dalla Sheffiled Brewery) e da quel Martin Dickie che poco tempo dopo ritornò in Scozia per fondare BrewDog: ispirata dalle IPA americane, anziché a quelle della vicina Burton-Upon-Trent, venne inizialmente prodotta esclusivamente con malto Maris Otter al quale fu poi aggiunto un tocco di Vienna: la luppolatura iniziale prevedeva Chinook ed  Ahtanum, al quale si è successivamente aggiunto il Centennial e, di recente, il Warrior.
Per il decimo compleanno di Thornbridge ne viene realizzata una versione “imperiale” che celebra il numero 10 nel nome, sul tappo, nell’etichetta sul collo della bottiglia e, soprattutto nella gradazione alcolica; debutta lo scorso febbraio in alcuni pub inglesi, irlandesi e danesi, mentre le bottiglie disponibili sul sito internet del birrificio vanno sold out in meno di due ore.  Proprio oggi, 11 marzo, dovrebbe essere disponibile la seconda cotta di Jaipur X.
All’aspetto è di colore oro carico velato, con un discreto cappello di schiuma bianca, fine e cremosa, dalla buon persistenza. L’aroma non è d’intensità esplosiva ma è molto pulito ed elegante, senza sconfinare nel “cafone”: una ricca macedonia di frutta tropicale (ananas, melone retato, mango) e agrumi (mandarino,  pompelmo); in secondo piano le note maltate di crosta di pane e un accenno di miele. Il dolce annunciato al naso si ritrova, in maniera predominante, anche in bocca: qui la frutta è quasi candita, piuttosto che fresca. Ci sono melone, ananas, passion fruit e litchi, su una base di pane e biscotto; l’alcool si sente e riscalda la bevuta senza andare mai oltre il necessario mentre l’amaro (resinoso, vegetale e leggermente pepato), non diventa mai protagonista ma riesce solamente a bilanciare il dolce, lasciandomi abbastanza insoddisfatto. La chiusura è comunque abbastanza secca, anche se non ai livelli delle migliori DIPA californiane, mentre il retrogusto è quasi dolce, di frutta sotto spirito, con un discreto warming etilico.
Nonostante i 10 gradi dichiarati, la bevuta non è comunque impegnativa, presentando il conto solo alle fine;  morbida e abbastanza scorrevole, ha corpo medio, consistenza oleosa e poche bollicine. La freschezza di questa bottiglia è attualmente l’elemento fondamentale che ne bilancia il suo carattere piuttosto dolce; affrettatevi  quindi a berla, prima che la situazione peggiori. 
Una versione “pompata” della Jaipur pulita e ben fatta  che, se devo dire la verità, non mi ha convinto del tutto; le preferisco di gran lunga quella “normale”, e quindi per quanto mi riguarda la festa del decimo compleanno del birrificio inglese è riuscita solo per metà.
Formato 50 cl., alc. 10%, scad. 02/02/2016, pagata 6.00 Euro.

NOTA: la descrizione della birra è basata esclusivamente sull’assaggio di questa bottiglia, e potrebbe non rispecchiare la produzione abituale del birrificio.

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