lunedì 14 ottobre 2013

Samuel Smiths Imperial Stout

È il più antico birrificio dello Yorkshire inglese, fondato nel 1758  dalla famiglia Hartley e rilevato poi nel 1847 da John Smith, figlio del ricco macellaio Samuel Smith (senior), che passò poi le redini a Samuel Smith (junior) nel 1886. Non è cambiato molto da allora: la famiglia Smith è ancora proprietaria, l'acqua proviene sempre dal pozzo (26 metri) scavato nel 1758, il lievito utilizzato proviene dallo stesso ceppo utilizzato senza sosta dal 1900 e le birre fermentano ancora in grandi vasche rettangolari formati da blocchi di ardesia. Dei tre birrifici ancora in attività a Tadcaster, la Samuel Smith è il più piccolo, con una quota del 5% di birra prodotta rispetto a quella della Tower Brewery (ex Bass, di proprietà della Coors) e della John Smith. Nella Imperial Stout della Samuel Smith manca l'aggettivo "Russian", ma è comunque una birra che si ispira a quelle che venivano prodotte verso la fine del diciottesimo secolo per essere esportate alla corte degli Zar di Russia, che molto apprezzavano queste birre intense e dal contenuto alcolico importante. Uno stile che non ha invece trovato mai grossi consensi  nella propria terra d'origine; Samuel Smith produsse infatti questa birra per la prima volta nel 1986 per il mercato americano. La craft beer revolution ha poi definitivamente riportato in vita le Imperial Stout, grazie all'apprezzamento dei consumatori statunitensi e scandinavi, e paradossalmente le decine di microbirrifici che sono spuntati in Inghilterra negli ultimi anni annoverano quasi sempre una Imperial Stout nella loro gamma. Si tratta però per la maggior parte dei casi di birre ispirate non tanto dalla loro progenitrice inglese, ma piuttosto dalle interpretazioni molto alcoliche fatte dai colleghi statunitensi e del nord europa.
Tra i pochi esemplari che ancora guardano alla tradizione c'è proprio lei, la Imperial di Samuel  Smith; a partire dall'etichetta, splendida nella sua grafica  vittoriana, dalla bottiglia stretta e lunga, serigrafata, e dall'insolito formato (per l'Inghilterra d'oggi) di 355 centilitri. Sontuoso anche l'aspetto: marrone scurissimo, ai confini del nero, e schiuma color nocciola morbida e cremosa, fine e molto persistente. L'aroma non è forte ma raffinato e molto pulito: orzo tostato, caffè, cioccolato amaro, sentori di fruit cake. Man mano che la birra si scalda emerge una piacevole note etilica che, abbinandosi al cioccolato, dà quasi l'impressione di annusare i profumi di un cioccolatino al rum.  Sensuale e morbida in bocca, poco carbonata ed avvolgente, con una consistenza cremosa ed un corpo da medio a pieno.  Il gusto è complesso: si parte da un imbocco torrefatto e di caffè, seguito da un passaggio dolce di fruit cake e frutta sotto spirito (prugna, uva sultanina, ciliegia), caldo, ed un ritorno del caffè nel finale, caratterizzato da una leggera acidità che stempera il dolce ed introduce, in maniera pressoché perfetta, il lungo retrogusto morbido e caldo dove convivono note amare di caffè e dolci di prugna ed uvetta sotto spirito. Una Imperial Stout pulitissima ed elegante che concentra in relativamente poco alcool (7%) un'intensità di sapori che moltissime sue cugine dall'ABV in doppia cifra solamente sognano. E' molto semplice da bere, ma dietro questa apparente semplicità si cela una complessità tutta da assaporare e da sorseggiare in tranquillità, seduti in poltrona. Il birrificio la consiglia in abbinamento con caffè espresso (sic), formaggio Stilton e noci, cheesecake di limone ed uvetta, zuppa inglese (trifle) al caffè e mandorle tostate, bistecca al pepe, caviale. Ma è semplicemente meravigliosa, e gloriosa, bevuta in solitudine. Se non l'avete ancora provata, uscite di casa, trovatela e colmate questa imperdonabile lacuna.
Formato: 35.5 cl., alc. 7%, lotto 13073, scad. 06/2014, pagata 3.00 Euro (beershop, Italia).


7 commenti:

  1. Una delle mie birre stout preferite. Suggerisco un abbinamento più italiano, ossia con un buon tiramisù prodotto seguendo la ricetta tradizionale.

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  2. Adorabile. Adoro anche te, per me sei un guru. In aggiunta, volevo dirti, hai mai Bevuto la Serpent's Stout? Trovata... Non so se fosse scaduta o meno, non era riportato nulla. Immagino che per composizione queste viaggino meglio delle IPA.. Comunque credo sia la birra più buona mai bevuta ... :)

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    1. Haha, grazie, ma il guru della birra italiana è solo uno ed inarrivabile.
      La Serpent's Stout l'ho bevuta… gran bella birra anche se piuttosto cara (anche negli USA). Dovresti trovare l'anno d'imbottigliamento con una piccola stampa al laser sul vetro della bottiglia, che però spesso si cancella.
      Sono in effetti proprio queste le birre da importare dagli USA; che viaggiano bene e non hanno problemi ad arrivare da noi anche 6/12 mesi dopo, anzi.. ti risparmiano la fatica di "invecchiarle in cantina". Le Imperial Stout invecchiano abbastanza bene ma, per quel che riguarda la mia esperienza, "non troppo bene", ne ho aperte diverse trovando un bicchiere di salsa di soia o salmastro. Se cerchi poi il caffè o il cioccolato è meglio berle giovani, sono tra le prime caratteristiche che il tempo si porta via.

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  3. Il guru della birra italiana è... ? Credo Kuaska, magari però ne sono all'oscuro. Non credo che la birra sia una materia '?' complessa, apprezzo il lavoro di gente come kuaska, ma il palato rimane personale, anche se talvolta esiste del lavoro oggettivamente buono. Il lavoro che fai tu per me è unico ed inimitabile, non so se hai notato che appena bevo qualcosa, corro qui a controllare. E quando leggo articoli di birre che purtroppo non ho mai assaggiato, non sai che sete provo e quasi anche la sensazione di assaparorarla. E concordo, le migliori bevute per le americane sono sempre state le imperial stout. Col tempo ogni birra perde qualcosa. Anche queste. Però tempo fa dimenticai per più di qualche mese in cantina la double stout della Green flash. Era decisamente scaduta quando la ripresi, eppure la bottiglia che bevvi mi soddisfò più delle precedenti.

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    1. Yes, Kuaska.. per competenza e conoscenza io non arrivo neppure alla suola della sue scarpe :)
      Il mio è più che altro uno "sguardo" da appassionato, concentrandomi sulla descrizioni e sulle sensazioni. Non piace neppure chiamarle "recensioni" anche se inevitabilmente poi finisci col dare un qualche "giudizio" su quello che stai bevendo. Cerco sempre nei limiti del possibile, di non entrare nel merito di un eventuale aderenza o no di una birra allo stile dichiarato; poi chiaro che se mi capita una birra che si dichiara ispirata al Belgio e di belga non ha nulla, qualcosa mi tocca dirlo.

      Il discorso della "scadenza" è complicato; capisco gli obblighi di legge, ma personalmente preferirei trovare sulla bottiglia la data d'imbottigliamento e decidere da solo se acquistarla o no. Quando vedo dei birrifici dare delle scadenze pluriennali a certi tipi di birre, principalmente solo per allungare la vita sullo scaffale dei negozi, mi viene da sorridere. Certe tipi di birre - visto i prezzi che hanno- non dovrebbero più essere consumate passati i 6 mesi dalla messa in bottiglia.

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    2. Hai perfettamente ragione sui discorsi delle scadenze, ed alcune birre devono essere bevute all'apice della propria forma. Per questo, quando possibile, cerco di prendere birre che si siano spostate poco e che siano fresche. Certo poi, una cosa è una birra stagionale, una cosa è bere una quadrupel. Diciamo che, quando possibile, mi sposto fin dove riesco ( Belgio, Olanda... Purtroppo ho il terrore dell'aereo, l'America rimane utopia per me). In Italia mi viene difficile bere birre buone. Non che non ce ne siano.. Però mi viene lo scoramento, in alcuni beer shop trovo bottiglie da 33 a prezzo fisso di 4,5 euro, che sia una Premium pils, una blanche, una tripel, una sorta di IPA, o una imperial stout. Ora forse dico una cosa sbagliata, non so... Ma non credo che come produzione i costi di una my Antonia ( che mi piace ed è la prima che mi viene in mente) siano gli stessi di una Imperial tipo maltus faber ( che adoro). Credo dovrebbero essere diversificati i prezzi. Poi comprendo che il discorso è più ad ampio respiro e le accise e la tassazione italiana sta ammazzando la birra, ma così la si promuove male. A questo punto è più facile per me guardare al mercato della gran Bretagna ad esempio, con prodotti che devono si viaggiare ma con moderazione e spesso sono molto freschi. Magari sono andato un po' fuori tema, ma ti ringrazio per l'attenzione e la cortesia. In chiusura... Se posso approfittarne, che ne pensi della linea boucanier? Sono birre che si trovano con una facilità disarmante e che adoro, almeno la golden ale e la Dark Alé. La prima ha un equilibrio insospettabile e nasconde l'alcool in maniera esemplare. In bocca il dolce non è invadente e bilanciato benissimo. L'altra invece la trovo sensazionale per la varietà di profumi e sapori. Poi non so.

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    3. Oddio, le Boucanier non le bevo da una vita. Sinceramente non me le ricordo proprio... dovrei ripassarle. Se mi capitano, le prendo, mi sembra di averle viste anche in qualche supermercato.

      Citi l'Inghilterra non a torto! Si riescono a bere birre molto fresche, ultimamente sono girate in Italia delle Buxton con un mese di vita e poi anche Kernel, che oltretutto da una scadenza di soli 4 mesi su APA/IPA


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