Oggi facciamo un’incursione in territorio “nemico”, quello industriale. A San Pietroburgo iniziano nel 1978 i lavori per la costruzione di un birrificio per conto del Lenpivo, l’industria (di quella che allora si chiamava Leningrado) per la produzione di birra e di bevande non alcoliche. La costruzione e l’inaugurazione della Пивоваренная компания "Балтика” (Baltika Brewery) viene portata a termine nel 1990, quasi alla vigilia degli eventi che un anno dopo porteranno alla storica dissoluzione dello Stato sovietico. In verità il birrificio inizia a produrre birra utilizzando i marchi Zhigulevskoye, Rizhskoye, Admiralteiskoye e Prazdnichnoye; nel 1992 inizia il processo di privatizzazione e la compagnia diviena una società per azioni regolarmente quotata in borsa. I primi azionisti sono circa duemila individui privati e ventotto società. Il marchio Baltika nasce soltanto nel 1997, con l’intenzione di creare una birra di qualità superiore: a soli due anni dalla nascita, nel birrificio viene investito nuovo denaro per installare impianti produttivi più moderni costruiti in Europa. Nel 1998 avviene il cambio di nome in Baltika Breweries, mentre il 2006 è l’anno della fusione di Baltika con altri tre produttori di birra russi: Vena, Pikra e Yarpivo.
L’immenso potenziale del mercato russo (91 milioni di ettolitri, dato 2011) attira l’interesse delle grandi multinazionali e nel 2008 la Carlsberg acquista l’88,86% di Baltika, arrivando al 100% nel 2012. Oggi il gruppo Baltika consiste in dieci stabilimenti produttivi in Russia, uno in Azerbaijan, due malterie: sono trenta i marchi prodotti, tra i quali Baltika, Nevskoe, Zatecky Gus, Arsenalnoe, Yarpivo, Bolshaya Kruzhka (King-Size Jar), Zhigulevskoe, Carlsberg, Tuborg, Kronenbourg 1664, Eve, Don, DV, Kupecheskoe (Merchant’s Beer), Samara, Sibirsky Bochonok (Siberian Cask), Uralsky Master (Urals Craftsman), Chelyabinskoe, Asahi Super Dry, Corona Extra.
Secondo la Russian Brewers’ Union (associazione di produttori) ci sono attualmente circa 250 produttori di birra in Russia, ma l’80% del mercato è controllato da cinque grandi gruppi: Baltika Breweries (Carlsberg Group), SUN InBev, Heineken, Efes e SABMiller Rus. Baltika si posiziona attualmente al 38%. Ma se capitate in territorio sovietico, non disperate. Qualche microbirrificio da scoprire lo potete trovare anche là, e a Mosca potete fare qualche acquisto interessante qui. Attenzione alle etichette però: difficile capire cosa state comprando se l’etichettà è scritta esclusivamente in cirillico.
Ma torniamo agli anni ’90, quando il marchio Baltika viene commercializzato con una gamma di birre che comprende Baltika №0, Baltika №2 Pale, Baltika №3 Classic, Baltika №4 Dark, Baltika №5 Gold, Baltika №7 Export, Baltika №8 Wheat, Baltika №9 Extra Strong, Baltika 20 Anniversary, Baltika Cooler, Baltika n.1 LITE, Baltika Razlivnoe, Baltika München e Baltika Praha.
Tutti prodotti industriali non particolarmente interessanti, ma c’è la Baltika #6 Porter che ha catturato la mia attenzione, visto che ottiene dei punteggi abbastanza dignitosi sui siti di beer-rating: 82 per Beer Advocate, 90 per Ratebeer. La descrizione che ne fa Baltika si allaccia ad una “antica ricetta inglese”: malti pale, caramel e black, luppolo e – dicono su Ratebeer - sciroppo di maltosio. Ricco anche il “pedigree” di riconoscimenti industriali: argento nella categoria Strong Beer all’European Beer Star 2004, 2005 e 2006; argento all’X Beer Festival di Helsinki del 2007. Argento nella categoria Porter all’ Australian International Beer Awards del 2007 e 2008; nello stesso anno anche l’American Brewers’ Association le conferisce un argento. Seguono il titolo di “miglior Porter del mondo” (sic!) proclamato ai World Beer Awards del 2009. Viene anche citata da Michael Jackson nel suo “Great Beer Guide: 500 Classic Brews”.
Bene la teoria, ma com’è in pratica questa Baltika 6 ? Filtrata, si presenta di un luminoso e limpido color ebano scuro: la schiuma beige è compatta e cremosa, molto persistente. L’aroma offre una netta dominanza di pane nero e pumpernickel, con in sottofondo sentori di caramello e qualcosa che ricorda vagamente lo sciroppo di ciliegia. In bocca è gradevole: corpo tra il medio ed il leggero, bassa carbonazione, giusto compromesso tra necessità di essere scorrevole senza risultare acquosa. Ritornano le note di pane nero, di caramello e di sciroppo di ciliegia, per un gusto inizialmente parecchio dolce che sfocia poi in un finale che non si può propriamente definire amaro, ma che comunque bilancia il dolce iniziale con tostature, e sfumature che ricordano caffè e cioccolato amaro. L’alcool (7%) è molto ben nascosto e quindi non pensate a questa birra come ad un winter warmer da bere per riscaldarsi dai rigidi inverni russi. In quanto prodotto industriale ha una buona intensità, peccato che il gusto non sia particolarmente elegante, e la sensazione è quella di sapori un po’ artificiali, e mi riferisco soprattutto a quelle note di ciliegia che il birrificio definisce come “vinose”. Il bilancio è tutto sommato abbastanza positivo e, in mancanza di birre di qualità, potete orientarvi su questa Baltika come un’accettabile alternativa alle blande lager industriali. In più, viene anche riportata la data di produzione in etichetta: un’indicazione che tutti i cosiddetti birrifici “artigianali” dovrebbero sempre ricordarsi di mettere.
Formato: 50 cl., alc. 7%, lotto 17/02/2014, scad. 17/02/2015, pagata 3,00 Euro (bar, Italia)