Bisogna camminare a ritroso sino al 1794 per arrivare all'origine della Brouwerij Van Steenberge ad Ertvelde, 15 chilometri a nord di Gent. Jean Baptise De Bruin fonda il birrificio De Peer che, alla sua morte, passa in gestione alla moglie Angelina Petronella Schelfaut. I successivi proprietari sono il cugino Jozef Scelfaut, la cui figlia sposerà Paul Van Steenberge, un professore di microbiologia all'università della birra di Gent. E' lui a gestire il birrificio dopo la prima guerra mondiale, rinominandolo Brouwerij Bios. Paul diventa sindaco di Ervelde e mostra più interesse per gli affari che per la produzione vera e propria della birra: è lui a fare gli investimenti necessari per ammodernare ed ingrandire gli impianti, trasformando i fermentatori da tini di legno a vasche di vetro, cercando al tempo stesso di tagliare i costi di produzione, sacrificando un po' - dicono - la qualità del prodotto. Nel 1972 il timone passa nelle mani dl figlio Jozef Van Steenberge, che decide di focalizzarsi solamente sulla produzione di birra, chiudendo la malteria ed i luppoleti di proprietà. Nel 1978 riesce ad ottenere i diritti di produrre la ricetta che i frati Agostiniani producevano all'interno dell'abbazia di Gent ed è lui a lanciare le altre due birre per le quali oggi il birrificio è conosciuto: Piraat e Gulden Draak.
Nel 1990 è la volta di Paul Van Steenberge, figlio di Jozef: nuovi investimenti sulla produzione, con un nuovo birrificio completamente automatizzato. Il mercato domestico è in fase calante, ed è necessario iniziare a guardare più lontano: lentamente il peso della clientela straniera assorbe sino al 60% della produzione, con Stati Uniti, Olanda e Italia come mercati principali.
Ma torniamo all'Abbazia di Gent, che nel 1295 iniziò a produrre birra sia perché era una bevanda più sicura dell'acqua che per aiutare il sostentamento dell'ordine Agostiniano. Nel 1978 i frati sono alla ricerca di un partner che possa produrre all'esterno la loro Augustijn ed il vicino birrificio Van Steenberge è la scelta più ovvia.
L'etichetta e la gradazione alcolica hanno progressivamente subito delle modifiche nel corso del tempo, con quest'ultima che è passata dall'8% dell'inizio al 7.5% ed al 7% attuale.
Molto bella nel bicchiere, l'Augustijn Blond si presenta di un bel color dorato, appena velato, ed un generoso cappello di schiuma bianca, un po' grossolana e pannosa, dalla buona persistenza. Al naso ci sono in primo piano i fiori bianchi, una lieve nota pepata e poi sentori di pera e banana, polpa d'arancio, albicocca, miele e biscotto. Un bouquet pulito e fragrante, molto piacevole. In bocca è invece il dolce a catturare la scena, con una decisa presenza zuccherina e di miele, biscotto al burro, canditi e frutta a pasta gialla, albicocca. In sottofondo un discreto ma percepibile warming etilico che arrotonda la bevuta: il corpo è medio, le bollicine si fanno sentire, la sensazione palatale è gradevole. Sebbene non ci sia praticamente amaro, l' Augustijn riesce comunque a non trasformarsi in un dolcione ma a mantenere sempre un buon equilibrio. Pulita e ben eseguita, finisce come è iniziata, senza nessuna sorpresa, dolce e zuccherina, con una lieve speziatura ed un caldo retrogusto di canditi e frutta sotto spirito.
Formato: 75 cl., alc. 7%. lotto 28EN 06:24, scad. 28/05/2017, pagata 3.95 Euro (supermercato, Italia).
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